Lunedì a Washington, DC, la giudice distrettuale Amit Mehta ha sentenziato che Google (Alphabet) abbia violato la normativa antitrust degli Stati Uniti, spendendo miliardi di dollari per creare illegalmente un monopolio in favore del proprio motore di ricerca, Google Search che controlla il 90% del mercato della ricerca online (il 95% considerando solo gli smartphone).
Questa sentenza rappresenta una prima grande vittoria per le autorità federali nella lotta contro il predominio di mercato delle Big Tech e apre degli scenari futuri per i quali bisognerà attendere ulteriori sviluppi processuali.
"Google è un monopolista e ha agito come tale per mantenere il suo monopolio", ha scritto il giudice Mehta nella sua motivazione di 286 pagine, spiegando che l'azienda californiana ha pagato miliardi di dollari per assicurarsi di essere il motore di ricerca predefinito su smartphone e browser.
Sposando la tesi dell'accusa, la giudice ha riconosciuto che Google, mediamente, ha pagato ogni anno più di 10 miliardi di dollari ad altre Big del settore per assicurarsi che queste utilizzassero Google Search come motore di ricerca predefinito sulle loro piattaforme. Così facendo, altre aziende non hanno avuto l'opportunità e le risorse per competere in modo significativo nello stesso settore di mercato.
"La migliore riprova di ciò ... è il libretto degli assegni di Google", ha sostenuto l'avvocato del Dipartimento di Giustizia Kenneth Dintzer durante il processo.
Perché Google ha scelto tale strategia? Per l'enorme fonte di entrate che Google Search regala all'azienda grazie alla visualizzazione della pubblicità sulle pagine dei risultati di ricerca.
Nel processo durato 10 settimane a Washington, gli avvocati di Google hanno negato qualsiasi addebito affermando che sono gli utenti, in base alla qualità del prodotto, a determinarne il successo:
"Google sta vincendo perché è migliore", ha affermato l'avvocato John Schmidtlein, nelle conclusioni, dopo la fase dibattimentale, dove aveva posto l'accento sul fatto che Google sta attualmente combattendo una notevole concorrenza nel settore, non solo da parte delle aziende di motori di ricerca analoghi come Bing di Microsoft, ma anche da parte di motori verticali dedicati alla ricerca di ristoranti, hotel, voli aerei...
La sentenza verrà emessa in una nuova udienza. Gli scenari sono indefiniti e comprendono persino la possibilità che Alphabet sia costretta a vendere Google Search.
Intanto Google, come suo diritto, presenterà ricorso per celebrare un nuovo processo che possa rivedere l'attuale sentenza.
Il procuratore generale degli Stati Uniti Merrick Garland ha definito la sentenza "una vittoria storica per il popolo americano", aggiungendo che "nessuna azienda, per quanto grande o influente, è al di sopra della legge".
La portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre, ha affermato che "la sentenza a favore della concorrenza è una vittoria per il popolo americano", sottolineando che "gli americani meritano un Internet libero, equo e aperto alla concorrenza".