Una "novità" attesa da oltre vent'anni per il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) italiano si è trasformata in una nuova impasse. Ieri il TARdel Lazio ha sospeso il decreto sui nuovi Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), accolto inizialmente come un passo avanti cruciale per garantire prestazioni sanitarie innovative gratuitamente. Il blocco arriva in seguito a un ricorso presentato da associazioni di categoria che hanno contestato il decreto su diversi fronti.

I LEA rappresentano l'insieme di prestazioni sanitarie che il SSN è obbligato a garantire gratuitamente ai cittadini. L'aggiornamento approvato dal Ministero della Salute mirava a includere nuove prestazioni e tariffe, colmando un vuoto normativo di oltre due decenni. Tra le novità, il decreto introduceva:

  • Procreazione medicalmente assistita.
  • Diagnosi e terapie per la celiachia.
  • Protesi di arti a tecnologia avanzata.
  • Pillola con telecamera per l'apparato gastrointestinale.
  • Consulenze genetiche e adroterapia per il cancro.
  • Apparecchi acustici digitali e attrezzature per la domotica.

Oltre alle nuove prestazioni, il decreto prevedeva un aggiornamento delle tariffe per circa 3.000 interventi, con un costo stimato di 502 milioni di euro per le visite ambulatoriali e 47 milioni per le protesi.

Il TARdel Lazio ha accolto il ricorso di associazioni di ospedali e laboratori privati, motivando la sospensione del decreto per tre principali criticità:

  • Tariffe inadeguate: Le nuove tariffe risultano inferiori a quelle precedenti, rendendo insostenibile per i privati accreditati l'erogazione delle prestazioni.
  • Carenza di urgenza: L'adozione del decreto, arrivata dopo 20 anni di attesa, ha perso il carattere di necessità e urgenza necessario per accelerare i tempi burocratici.
  • Problemi giuridici: Il ricorso ha evidenziato una valutazione incompleta dei costi produttivi e delle esigenze operative delle strutture sanitarie.

L'udienza collegiale per una decisione definitiva è stata fissata per il 28 gennaio 2025. Nel frattempo, il decreto rimane sospeso, lasciando in un limbo milioni di cittadini e operatori del settore.

Le associazioni promotrici del ricorso, come UAP, Federanisap e Aiop, hanno accolto con favore la sospensione, affermando che il nuovo tariffario avrebbe comportato tagli fino al 70% per le prestazioni, penalizzando non solo i privati ma anche le strutture pubbliche, soprattutto nel Centro-Sud.

Panico al ministero della Salute che si è subito rivolto all'Avvocatura dello Stato che ha immediatamente presentato al TARun'istanza di revoca. Il TAR, a seguito di ciò, si è rimangiato la decisione presa ventiquattr'ore prima:

"Preso atto della dichiarata gravità delle conseguenze della sospensione del decreto che determinerebbero il blocco del sistema di prenotazione ed erogazione [dei servizi] con un impatto sulla salute dei pazienti",

il TARha deciso di revocare il decreto licenziato ieri, confermando che nel merito si deciderà solo dopo la camera di consiglio fissata per il 28 gennaio. 

Adesso, resta da vedere se i privati continueranno o meno a fornire i servizi a prezzi ribassati anche prima della camera di consiglio.