"Oggi, dopo molte settimane di instancabile diplomazia, Israele e Libano hanno accettato una cessazione delle ostilità. L'annuncio odierno consentirà la cessazione deì i combattimenti in Libano e metterà al sicuro Israele dalla minaccia di Hezbollah e di altre organizzazioni terroristiche che operano dal Libano. Questo annuncio creerà le condizioni per ripristinare una calma duratura e consentire ai residenti di entrambi i paesi di tornare sani e salvi alle loro case su entrambi i lati della Linea Blu. Gli Stati Uniti e la Francia lavoreranno con Israele e Libano per garantire che questo accordo sia pienamente implementato e applicato e rimaniamo determinati a impedire che questo conflitto diventi un altro ciclo di violenza. Gli Stati Uniti e la Francia si impegnano inoltre a guidare e sostenere gli sforzi internazionali per il rafforzamento delle capacità delle Forze armate libanesi e lo sviluppo economico in tutto il Libano per promuovere la stabilità e la prosperità nella regione". 

Questa la dichiarazione congiunta del presidente  degli  Stati Uniti Biden e del presidente francese Macron in cui si annuncia la cessazione delle ostilità al confine tra Libano e Israele.

Si tratta, in realtà,  di una tregua di 60 giorni che non è una soluzione definitiva al conflitto, come fa notare Paras Tamang, Global Humanitarian Director di ActionAid

"L'annuncio di una cessazione delle ostilità per 60 giorni offre un sollievo temporaneo per i civili coinvolti nel conflitto in Libano, ma non rappresenta una soluzione accettabile a lungo termine per la crisi. Ora le persone in Libano dovranno vivere nell'incertezza fino a quando le bombe ricominceranno a cadere sulle loro case? Gli attacchi violenti del governo israeliano contro il Libano hanno devastato intere comunità, distruggendo case, uccidendo persone e causando lo sfollamento di innumerevoli famiglie. Proprio ieri Beirut è stata colpita da ondate di attacchi aerei e migliaia di persone sono state costrette a fuggire dalle loro abitazioni. Le conseguenze di questi attacchi si faranno sentire per anni. Inoltre, non siamo ancora vicini a un cessate il fuoco a Gaza. I civili a Gaza, in Libano e in tutta la regione devono essere protetti, e un flusso continuo di aiuti verso Gaza, notevolmente potenziato, deve essere reso possibile per affrontare la situazione umanitaria". 

E infatti, a leggere quanto dichiarato ieri da Netanyahu, non pare che ci siano spiragli per una vera pacificazione nella regione. Questa la parte finale del suo discorso di ieri in cui ha comunicato l'inizio della tregua:

"La durata del cessate il fuoco dipenderà da cosa accadrà in Libano. Con la piena comprensione degli Stati Uniti, manteniamo la piena libertà di azione militare. Se Hezbollah violerà l'accordo e cercherà di armarsi, attaccheremo. Se cercherà di ricostruire infrastrutture terroristiche vicino al confine, attaccheremo. Se lancerà un razzo, se scaverà un tunnel, se porterà un camion che trasporta razzi, attaccheremo.Sento affermare che se entriamo in un cessate il fuoco, non saremo in grado di attaccare e non saremo in grado di rinnovare la guerra. Vi ricordo che è esattamente quello che hanno detto quando abbiamo avuto un cessate il fuoco a Gaza per liberare gli ostaggi. Hanno detto che non saremmo tornati a combattere, ma lo abbiamo fatto. Mi dicono che Hezbollah resterà in silenzio per un anno o due, diventerà più forte e poi ci attaccherà. Ma Hezbollah violerà l'accordo non solo se ci sparerà. Violerà l'accordo se otterrà armi per spararci in futuro. E noi risponderemo con forza a qualsiasi violazione. So che ci sono persone che non credono che lo faremo. Ma molti non credevano nemmeno che saremmo entrati a Gaza via terra, e lo abbiamo fatto. Non credevano che saremmo andati a Shifa e Khan Younis, e lo abbiamo fatto. Non credevano che saremmo andati a Rafah e nel corridoio di Philadelphia, di fronte a tutta la pressione internazionale. Non solo siamo entrati, abbiamo attaccato, e anche di più. Molti non credevano che avremmo attaccato in Libano, e lo abbiamo fatto anche noi. Abbiamo attaccato con una forza e una raffinatezza che hanno sorpreso il mondo intero.Quindi, dopo tutto questo, forse dovremmo iniziare a credere? Credere nella nostra determinazione, credere nel nostro percorso, nel nostro impegno per la vittoria. Perché dovremmo avere un cessate il fuoco adesso? Per tre motivi principali:Il primo motivo è quello di concentrarsi sulla minaccia iraniana, e non mi dilungherò su questo punto.La seconda ragione è quella di dare alle nostre forze una pausa e rifornire le scorte. E lo dico apertamente, non è un segreto che ci siano stati grandi ritardi nelle consegne di armi e munizioni. Questi ritardi saranno presto risolti. Riceveremo rifornimenti di armamenti avanzati che manterranno i nostri soldati al sicuro e ci daranno più forza d'attacco per completare la nostra missione. E la terza ragione per avere un cessate il fuoco è separare i fronti e isolare Hamas. Dal secondo giorno di guerra, Hamas contava su Hezbollah per combattere al suo fianco. Con Hezbollah fuori dai giochi, Hamas è lasciata sola. Aumenteremo la nostra pressione su Hamas e questo ci aiuterà nella nostra sacra missione di liberare i nostri ostaggi".

Dopo la tregua, entrambe le parti si intestano rispettivamente la vittoria. Come abbiamo sentito, Netanyahu pretende di far credere di aver sconfitto Hezbollah che, a sua volta, ritiene di aver fatto altrettanto.

La supremazia aerea israeliana ha consentito allo Stato ebraico di radere al suolo villaggi nel sud del Libano e nella valle della Bekaa e quartieri nella periferia sud di Beirut e a Tiro, ma sul terreno le IDF non son riuscite ad ottenere i risultati sperati, a causa delle capacità militari - anche in termini di addestramento  - dei mujahedin della resistenza islamica. La tregua ha tolto dall'impaccio Netanyahu, ma non del tutto perché l'opinione pubblica israeliana non crede che in Libano ci sia stata una vittoria e ancor meno lo credono gli sfollati del nord che appena torneranno alle loro case si accorgeranno che sono in gran parte inabitabili. Come reagirà allora il premier israeliano? 

Indubbiamente peggiore la situazione in Libano dove la distruzione delle abitazioni si accompagna anche a quella delle infrastrutture, senza dimenticare le problematiche umanitarie che affliggevano il Paese già prima della guerra.

Il ministro della Difesa libanese Maurice Sleem ha dichiarato che il governo è impegnato a implementare le risoluzioni internazionali e a inviare le forze libanesi al confine meridionale del Paese, uno sviluppo che, a suo dire, è fondamentale per il ripristino della sovranità nazionale. Il governo invierà 10.000 militari nel sud, dove Hezbollah si ritirerà, in base ai termini dell'accordo di cessate il fuoco.

Ma il conflitto al confine di Israele e Libano è iniziato con l'intento da parte di Hezbollah di impegnare nel nord l'IDF per allentare la pressione su Hamas a Gaza. Ma a Gaza si continua a combattere, nonostante Israele dichiari di aver vinto. Ma in questo caso, ancora, non c'è una data per i cessate il fuoco.

Ma se non si fermerà il genocidio in atto nella Striscia e non si avvierà un trattato per una soluzione a due Stati, è possibile credere che qualsiasi accordo di tregua possa durare?




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