Quando parlo del decadente mi riferisco ad una figura che incarna la decadenza culturale e morale della società contemporanea.
L’idea è ripresa dal concetto di “décadent” Nietzschano, del quale ripercorrerò gli stessi passi inserendolo nel contesto della modernità liquida, concetto fondante di modernità del sociologo Zygmunt Bauman.
In Nietzsche il “décadent” o decadente viene criticato non tanto per la sua debolezza intrinseca, ma per la sua incapacità di elevarsi al di sopra dei valori della massa e di affermare la propria “volontà di potenza”, necessitando di fuggire dalla realtà senza accoglierla per intero.
Il "decadente" è una persona che non crede più in niente, non ha scopi trascendenti né una causa che lo spinga a vivere intensamente. È disilluso rispetto alle istituzioni, ai valori della sua epoca e anche rispetto a se stesso. Pur riconoscendo l'insensatezza del mondo, invece di reagire, si adagia nella rassegnazione. Non ha la forza di creare nuovi valori, convinti che il loro agire non possa in alcun modo alterare lo status quo vigente.
Sono coloro che hanno interiorizzato il nichilismo passivo: anestetizzati da programmi televisivi mediocri, indeboliti da stili di vita sedentari, alienati da un mondo che è in continua competizione, allontanati dal pensiero con continui e ripetitivi stimoli.
Una figura diametralmente opposta a quella del “main character” analizzata in precedenza, il quale si abissa in un senso di impotenza e accettazione delle circostanze della vita sovrastato da un mondo che non riesce a comprendere.
L’ecosistema del decadente: la modernità liquida
Attraverso il concetto di liquidità del sociologo Zygmunt Bauman intende tale termine come la disgregazione delle strutture sociali, economiche e identitarie.
Attraverso questo concetto mi aiuterò a delineare l’ambiente ideale in cui il decadente prolifera e si sente a suo agio.
Per quanto possa essere una situazione destabilizzante, incerta e paurosa, anziché agire per cambiare il presente, il decadente costruisce attorno a sé dei muri, disposto a sacrificare quanta più libertà in cambio di “sicurezza” apparente e non duratura la quale finisce per affossarlo e renderlo inerme.
Da qui deriva l’agio del decadente.
La comfort zone lo permea come un piumino invernale, il non dover pensare diventa culto e lascia che lo faccia qualcun altro al posto suo.
In questo continuo ribalzo di responsabilità ne consegue un indebolimento generale delle strutte sociali, divampa l’individualismo, si smussano gli animi, si smette di immaginare un futuro diverso da quello vigente.
Tutto intorno diventa liquido, impernante, senza forma creando una realtà dove ogni scelta appare temporanea e priva di fondamento, destinata a creare sempre più decadenti alienati, incapaci di aspirare ad una vita soddisfacente e piena.
La liquidità come causa o come conseguenza?
Ambedue le situazioni sono concepibili.
Come conseguenza: la modernità liquida arriva come conseguenza di un avanzamento industriale e tecnologico come mai prima d’ora nella storia dell’uomo, citando alla celebre frase “Dio è morto” di Nietzsche la quale sancisce la decadenza dei grandi valori e della morale, inaugurando una nuova era in cui tutto pare essere per l’appunto liquido e soggetto a mutare di stato: temporaneo e non radicato, utile e non necessario.
La trasvalutazione dei valori sancisce il suo divenire, andando a riversarsi nella realtà in forme curiose e variegate.
Come causa: la modernità liquida crea un ambiente favorevole per la nascita di individui decadenti, in un mondo privo di strutture solide e permanenti, soggetto a cambiamenti repentini, l’individuo è lasciato in una continua ricerca di identità e significato che possa in qualche modo riempire l’enorme vuoto interiore che lo accompagna, ma senza volontà e curiosità il ciclo è destinato a ripetersi infinite volte con l’unico fine di un mero soddisfacimento personale.
La creatività come salvezza:
Abbiamo affrontato un viaggio all’interno della dimensione del decadente e della modernità liquida, una visione distopica ma per molti versi attuale della realtà odierna che accompagna quante più persone si pensi.
Eppure, in mezzo a questa mancanza di forma, in mezzo a decadenti passivi si erge un araldo di consapevolezza ultima che porta con sé un senso di liberazione: tutto può essere e tutto diviene.
È questa la grande salvezza e condanna di una modernità liquida in continuo movimento, basta solo cambiarne il focus.
Abbracciare la liquidità, non esserne spettatori passivi, trasformare l’incertezza nel motore della scoperta e di possibilità infinite.
La creatività come liberazione personale, come volontà di potenza, distaccata da vincoli e argini stringenti, ormai appartenenti al passato.
Un elogio alla nascita di nuove comunità in movimento, fluide, che permettono l’insorgere di nuovi modi dell’essere e del vivere.
Un mondo liquido che permette di uscire dal bozzolo delle nostre convinzioni mettendoci in contatto con realtà quanto più sconosciute, lontano dal percepire l’Altro come estraneo ma come possibilità.
L’essere creativo illumina la strada, costruendo ogni qual volta il pensiero diviene azione un futuro inclusivo e sfaccettato.
La sfida della nostra generazione sarà quella di assorbire questa liquidità dissolvendone la paura dell’incertezza e gettandone fuori furiosamente una spinta protesa alla scoperta, guidata da una curiosità creativa che illumina il cammino.
“A voi, temerari della ricerca e del tentativo, e a chiunque si sia mai imbarcato con ingegnose vele su mari terribili, - a voi, ebbri di enigmi e lieti alla luce del crepuscolo, a voi, le cui anime suoni di flauto inducono a perdersi in baratri labirintici: - giacché voi non volete con mano codarda seguir tentoni un filo; e dove siete in grado di indovinare vi è in odio il dedurre.”
~ Friedrich Nietzsche, “Così parlò Zarathustra”.