TACCUINO #77
 

Se siamo materia, frammenti di meteoroidi, energia, aggregati di atomi in perpetua riconfigurazione, allora il nostro pensiero non è un'entità astratta, bensì un'espressione eminentemente concreta di quella stessa materia. Il pensiero non è altro che l’esito emergente di una complessità fisico-chimica, un’organizzazione specifica della materia che, attraverso configurazioni altamente strutturate, si auto-riflette, generando ciò che chiamiamo coscienza. La cosiddetta mente non si distacca dalla dimensione materiale, né la trascende: essa è una modalità della materia, un suo stato dinamico che, per le sue proprietà intrinseche, è capace di osservarsi e interrogarsi. Da questa prospettiva, la stessa idea di astrazione si dissolve: ciò che chiamiamo "astratto" non è altro che una particolare configurazione della materia, un suo effetto emergente.
 

  • "Ogni pensiero è una modulazione della materia, una vibrazione specifica del suo stato organizzativo. L’errore storico è stato considerarlo un’entità distinta, anziché riconoscerlo come una proprietà emergente della configurazione atomico-molecolare che lo produce".

  • "Ciò che chiamiamo ‘astratto’ è solo una forma complessa di organizzazione della materia. L’idea stessa di ‘concettualizzazione’ non è altro che il movimento strutturato di segnali biochimici e impulsi elettrici in un determinato assetto neuronale".
     
  • "L’illusione del distacco tra mente e corpo nasce dall’auto-interpretazione della materia: essa, nel dispiegarsi in strutture capaci di auto-riflessione, produce l’apparenza di un osservatore distinto dall’osservato. Ma non vi è alcuna frattura, se non nel linguaggio con cui tentiamo di descriverla".
     

Il Paradosso dell’Autoinganno
 

Sorge qui un primo paradosso: la materia, attraverso processi auto-organizzativi e neurali, genera l’illusione di essere altro da sé. L’essere umano, strutturato biologicamente e cognitivamente in modo da costruire modelli interpretativi del reale, si auto-percepisce come entità scissa dalla sua matrice materiale. Da ciò derivano dicotomie quali mente e corpo, spirito e sostanza, soggetto e oggetto. Tuttavia, tali separazioni non sono reali, ma costituiscono il risultato di un’autointerpretazione erronea della materia su se stessa. La materia si ripiega su di sé, si configura in modalità riflessiva e, nel farlo, genera l’illusione di un dualismo inesistente, di un distacco tra chi osserva e ciò che viene osservato.
 

Questa illusione si articola su più livelli: non solo ci crediamo separati dalla nostra natura fisica, ma pensiamo anche che questa separazione sia un dato di fatto oggettivo. In realtà, siamo materia che si autoinganna, costruendo l'alterità come distanza da sé stessa. E proprio in questa mistificazione risiede una delle sue espressioni più complesse. Ma non si tratta di un errore o di una deviazione del sistema: è, al contrario, un tratto emergente della materia stessa. Il pensiero non è un’istanza estranea alla fisicità: è una delle sue modalità di espressione più sofisticate, il risultato di una configurazione dinamica che si articola e si riconfigura incessantemente.
 

  • "L’autoinganno è un effetto della stessa capacità auto-organizzativa della materia. Non siamo esseri divisi tra pensiero e sostanza, ma processi materiali che si percepiscono e, nel farlo, generano l’illusione di un soggetto distinto dall’oggetto".
     
  • "La percezione di un 'io' separato dal mondo è una configurazione funzionale della materia vivente, un risultato emergente dell’auto-organizzazione neuronale. Non è una verità ontologica, ma una strategia evolutiva della materia per gestire le proprie interazioni con l’ambiente".
     
  • "L’illusione non è un errore della materia, ma una sua funzione. Essa non è un difetto del sistema, bensì una delle modalità con cui la materia si autointerpreta, si stratifica, si evolve".
     
  • "Non possiamo considerare l’illusione come un’anomalia: è la manifestazione inevitabile di un sistema materiale complesso che, auto-riflettendosi, genera distorsioni prospettiche nella propria percezione di sé".
     
  • "Il pensiero è la materia che si analizza, e l’analisi è già trasformazione. L’illusione è quindi un processo naturale della materia che tenta di comprendersi e, nel farlo, ridefinisce costantemente se stessa."
     

L'Azione Materiale del Pensiero
 

Se abbandoniamo la distinzione tra astratto e concreto, ci troviamo di fronte a un nuovo modello epistemologico. Il pensiero non è un’entità metafisica, bensì un atto materiale, una configurazione di stati fisici che genera il proprio riflesso. In questa autoriflessione, la materia si interroga, si illude, si trasforma. L'illusione deve essere intesa come una dinamica intrinseca alla processualità della materia. L’illusione non è un’alterazione della realtà, bensì una delle sue possibili espressioni.
 

A questo punto, il sentire viscerale assume un ruolo cruciale. Esso rappresenta una modalità percettiva pre-riflessiva, un’esperienza immediata della materia che si percepisce senza il filtro delle sovrastrutture concettuali. Non è un’elaborazione cognitiva, bensì una vibrazione della materia su se stessa, un sentire biologico che si manifesta attraverso il sistema nervoso e cardiaco. È la forma più diretta con cui la materia si riconosce, senza necessità di frammentarsi in categorie interpretative.
 

  • "Il pensiero non esiste al di fuori della materia: è la materia che, nel suo divenire, prende forma anche come pensiero. Parlare di ‘astratto’ è solo un errore categoriale: ogni astrazione è, in ultima istanza, un’attività fisico-chimica".
     
  • "L’errore logico del pensiero occidentale è stato quello di vedere il pensiero come qualcosa di trascendente la materia, mentre esso non è altro che il risultato della sua incessante riconfigurazione".
     
  • "La coscienza è il modo in cui la materia si osserva nella sua processualità. Pensare significa trasformare la struttura stessa della materia, poiché ogni atto di riflessione riorganizza la configurazione sinaptica da cui emerge".
     

Il Sentire Viscerale come Accesso Diretto alla Materia
 

La materia che sente è materia che accede a una modalità di esperienza più profonda, che non necessita di traduzione in costrutti linguistici o simbolici. Il sentire viscerale non è un’elaborazione astratta, ma una realtà biologica immediata, un’interazione tra i livelli biochimici e sensoriali dell’organismo. Tuttavia, la coscienza sovrappone a questa esperienza immediata un velo di concettualizzazione che distorce la percezione diretta dell’essere. Qui si manifesta il vero inganno: non nella materia in sé, ma nell’interpretazione che ne diamo.
 

Se riusciamo a dissolvere la falsa dicotomia tra pensiero e materia, comprendiamo che l’illusione stessa è parte della realtà materiale, una funzione emergente della complessità auto-organizzativa del cosmo. Non dobbiamo quindi considerare l’illusione come un ostacolo da superare, ma come una necessità strutturale della materia che si riconfigura e si interpreta incessantemente. La materia non solo si osserva, ma si trasforma nel processo stesso dell’osservazione.

  • "Il sentire viscerale è il punto in cui la materia si percepisce senza bisogno di concettualizzarsi. È l’esperienza immediata della propria esistenza materiale, senza la mediazione del linguaggio e delle sovrastrutture interpretative".
     
  • "Le strutture linguistiche e simboliche sovrappongono all’esperienza diretta un velo di distorsione. Il sentire viscerale, invece, è la materia che si riconosce nella sua immediatezza biologica, senza bisogno di frammentarsi in categorie astratte".
     

Conclusione: Il Pensiero come Auto-Rivelazione della Materia
 

Il sentire viscerale diventa quindi un punto di accesso privilegiato per riconoscere la continuità tra pensiero e materia, tra percezione e realtà fisica. Il pensiero non è altro che materia che si articola in modo autoreferenziale, e la coscienza è una proprietà emergente di questa dinamica. Se smettiamo di vedere la mente come un’entità separata, possiamo finalmente comprendere che ogni concettualizzazione, ogni forma di sapere, è una funzione dell’essere materiale. L’illusione stessa è, in fondo, materia che si inganna e si rivela in un eterno ciclo di trasformazione.
 

  • "Se comprendiamo che il pensiero non è altro che materia che si articola, allora ogni costruzione concettuale, ogni forma di conoscenza, è solo un fenomeno emergente della stessa sostanza che ci compone".
     
  • "L’auto-rivelazione della materia avviene nel momento in cui abbandoniamo la pretesa di separare pensiero e sostanza. Non c’è mente senza corpo, non c’è concetto senza processualità materiale. Ogni sapere è un atto della materia che si riflette e si ridefinisce".
     

 

«Ma qui sentiamo tutta la banalità del critico giungere in forma di stupidità. Dunque sentiamo, coraggio!».
 
Critico: «Mi permetto l'evincimento logico, avendo inteso ciò che dite. Dunque le parole sono materia! Ciò che dite e ciò che leggo pesa, conta, ha importanza, eccome!».
 
Noi: «Come potete? E potete! Già, se potete. Logocentrico! Le parole non esistono. Ancor non capite, e pretendete di intendere? Il pensiero non pensato! Ciò che è preriflessivo! Argomentiamo di materia, dell'uomo solido! Siete così liquido e così morto da sentirvi dentro l'acqua mentre chiedete che cosa è acqua! Utilizzate pure il vostro dedurre, il vostro ricavare, il vostro calcolo, il vostro desumere, ma vi pensate arguti? Logico? Logica? Almeno vi sentite? Possedete buoni occhi? Avete buone orecchie? Ne siete dotati?».
 
 

 

«Ora tu, essendo padre della scrittura, per affetto hai detto proprio il contrario di quello che essa vale. Infatti, la scoperta della scrittura avrà per effetto di produrre la dimenticanza in coloro che la impareranno, perché fidandosi della scrittura si abitueranno a ricordare dal di fuori mediante segni estranei, e non dal di dentro e da se medesimi: dunque, tu hai trovato non il farmaco della memoria, ma del richiamare alla memoria. Della sapienza, poi, tu procuri ai tuoi discepoli l'apparenza e non la verità: infatti essi, divenendo per mezzo tuo uditori di molte cose senza educazione, crederanno di essere conoscitori di molte cose, mentre come accade per lo più, in realtà, non le sapranno; e sarà ben difficile discorrere con essi, perché sono diventati portatori di opinioni invece che sapienti».