Rete Kurdistan Italia riporta mercoledì le dichiarazioni del portavoce dell'YPG Nury Mahmoud relative all’ingresso di unità dell’esercito siriano ad Afrin: «Le nostre unità hanno chiesto al governo siriano e al suo esercito di fare il loro dovere e di partecipare alla difesa di Afrin e di proteggere il confine siriano contro questa brutale invasione.
Il governo siriano ha dato seguito alla chiamata inviando unità militari che si attesteranno a difesa del confine siriano.»
Ma secondo Erdogan, i fatti sarebbero del tutto diversi. Il dittatore turco ha dichiarato, dopo un discorso tenuto al Parlamento, che il dispiegamento delle forze siriane è stato interrotto dopo un colloquio da luui avuto con Putin. Sarebbe stato il leader russo ad intervenire su Damasco per evitare che le milizie pro Assad entrassero ad Afrin.
E della situazione del nord ovest della Siria, Erdogan ne ha parlato anche con il presidente iraniano Hassan Rouhani, in attesa che il 14 marzo i ministri degli esteri di Iran, Russia e Turchia si riuniscano a Mosca per trattare l'argomento più approfonditamente.
Erdogan ha poi aggiunto che l'assedio ad Afrin sarebbe iniziato a giorni, confermando indirettamente le parole dell'ex presidente del PYD Saleh Muslim che indica l'esercito turco fermo nei pressi di Afrin: «I turchi avanzano di qualche centinaio di metri, poi vengono di nuovo respinti. In alcune zone – come Bilbile, Rajo, Jindires – si combatte duramente. I combattimenti a volte si estendono per alcuni chilometri fino ai dintorni di Afrin. Ma non c'è un'avanzata da parte dell’esercito turco.»
L'attacco lanciato dalla Turchia ha lo scopo di spazzar via l'YPG dal proprio confine meridionale e, allo stesso tempo, lanciare un messaggio ai curdi che si trovano ad Est per far loro presente che non vi è spazio, dopo la fine della guerra in Siria, per rivendicare un territorio con una propria autonomia che i curdi turchi, iracheni e siriani possano finalmente chiamare nazione.