"Fin dalle prime  ore del mattino, centinaia di manifestanti  hanno iniziato a riempire le strade della Città Vecchia.  ... Nei vicoli vicini, decine di gruppi di giovani ebrei cantavano, maledicevano e bloccavano l'accesso ai palestinesi. Gli agenti di polizia hanno iniziato a rimuovere i palestinesi dalle strade e i commercianti hanno capito cosa stava per accadere e hanno chiuso i loro negozi. Alcuni gruppi hanno trovato dei vicoli dove non vi erano poliziotti e sono entrati in cortili privati, maledicendo e affrontando i residenti arabi. Ma questo era solo l'inizio.A mezzogiorno, altri gruppi di ebrei hanno iniziato ad affluire nella Città Vecchia e la marea è cresciuta fino all'inizio della marcia. Migliaia di persone sono passate per la Porta di Damasco, con la canzone più popolare sulle labbra, una canzone religiosa che è stata cantata al famigerato matrimonio dell'odio, in seguito al mortale incendio doloso a Duma , terminando con parole bibliche fuori contesto [contro i palestinesi, ndr] ... "possa il loro nome essere maledetto", le ultime parole pronunciate in un urlo. ...I gruppi più estremisti hanno varcato l'ingresso nella Città Vecchia cantando con entusiasmo "Morte agli arabi" e "Che il tuo villaggio bruci", "Maometto è morto", "Shoafat sta bruciando" e altro ancora. Altri gruppi, meno estremisti, cantavano canzoni meno provocatorie, ma non dimenticandosi di colpire le saracinesche dei negozi palestinesi chiusi. Si può solo immaginare come questo suonasse alle centinaia di famiglie palestinesi che sono rimaste chiuse nelle loro case per ore".

Questo è solo un breve e parziale resoconto ripreso da Haaretz di un articolo che descrive lo svolgimento della cosiddetta marcia della bandiera, con cui la destra ebraica celebra ogni anno la «riunificazione» di Gerusalemme con la conquista della parte Est della città, durante la guerra dei sei giorni del 1967. 

Ieri, gli estremisti della destra ebraica israeliana hanno sventolato le bandiere con la stella di Davide per le vie di Gerusalemme est inneggiando morte agli arabi. Una provocazione assurda quanto inutile che ha causato manifestazioni di protesta in tutta la Cisgiordania, cui militari e poliziotti israeliani hanno risposto con lacrimogeni e violenze.

Per capire fino a che punto arrivi la distorsione dei fatti dell'estremismo di destra del mondo ebraico, non solo israeliano ma internazionale, questo è il commento stizzito con cui gli estremisti della destra ebraica in Italia hanno risposto ad un articolo de La Stampa che riporta la provocazione messa in atto ieri a Gerusalemme:

"Attribuisce ... la maggior parte della responsabilità delle violenze non - come dovrebbe essere - agli autori stessi delle violenze, dunque arabi palestinesi legati al terrorismo, ma alla destra israeliana che li avrebbe provocati.  Resta il fatto che le violenze sono state scatenate non dagli israeliani, ma da gruppi di arabi palestinesi. E questo è un fatto, non un'interpretazione. Confondendo i due piani, al contrario, Del Gatto [autore dell'articolo, ndr] punta il dito contro gli israeliani che hanno il "torto" di sventolare la bandiera del loro Paese e non contro chi, da parte araba palestinese, non perde occasione per scatenare violenze".

Gli stessi estremisti della destra ebraica in Italia, alcuni giorni fa giustificavano le violenze della polizia israeliana al funerale della giornalista palestinese Shireen Abu Akleh con queste parole di Fiamma Nirenstein:

"... i poliziotti israeliani, anche loro investiti dalla rabbia della folla, hanno cercato di togliere la bandiera palestinese dalla bara della giornalista uccisa e di mantenere l'ordine allontanando gli attivisti più agitati. I poliziotti hanno voluto bloccare l'uso della bandiera palestinese come vessillo pubblico di lotta sul territorio israeliano [l'ospedale si trova a Gerusalemme est, ndr] e così facendo sono venuti a uno scontro che ha sconvolto il corteo e quasi rovesciato la bara. Uno spettacolo molto spiacevole e triste, la bara è oggetto sacro che deve restare a disposizione solo del dolore e non della politica e tantomeno della violenza. Ma è stata gigantesca l'utilizzazione della morte della giornalista come bandiera strategica di odio anti-israeliano da Gerusalemme a Jenin, mentre le autorità palestinesi rifiutano di condividere una ricerca effettiva". 

Come si vede, la cieca faziosità del mondo ebraico (difficile sostenere solo di una parte visto che Israele consente lo svolgimento di  manifestazioni come quella appena descritta), che sembra sfociare persino ben oltre l'ottusità, rivela quanto sia radicato e profondo il problema dell'odio razziale tra gli ebrei israeliani e non solo, ad ulteriore testimonianza dell'apartheid praticato da Israele nei confronti del popolo palestinese.