E’ tutto pronto a Washington per accogliere la più importante kermesse del partito repubblicano americano, il CPAC. Dal 1 al 4 marzo la capitale americana sarà il fulcro della politica del partito conservatore statunitense, che sta affilando le armi per prepararsi alle prossime elezioni presidenziali del 2024.

Come già accaduto negli anni passati, il partito di maggioranza relativa della premier Meloni, Fdi, sarà presente con un fitta delegazione di rappresentanti. A guidare la folta delegazione sarà il Segretario Generale ECR e deputato di Fratelli d’Italia Antonio Giordano, insieme ai membri del parlamento europeo Nicola Procaccini – appena eletto copresidente ECR - e Carlo Fidanza, i deputati Manlio Messina - Vice Pres. gruppo FDI -, Federico Mollicone - pres. Commissione Cultura -, Mauro Rotelli - pres. Commissione-Ambiente -, Gianluca Caramanna - Capogruppo Attività Produttive -, Fabio Roscani - Pres. Gioventù Nazionale e Fabio Pietrella - Pres. Confartigianato Moda, Andrea Di Giuseppe -Eletto nella circoscrizione Estero – e i senatori Elena Leonardi, Paola Ambrogio, Paolo Marcheschi e Simona Petrucci. All'ultima edizione, ad Orlando in Florida, aveva partecipato anche la premier Meloni.

Il suo discorso era stato molto applaudito e per qualcuno è stato un primo importante passo per accreditarsi verso le alte sfere della politica Usa. Quest’anno la Meloni, che non sarà presente all’evento, per ovvie ragioni, ha comunque inviato alcuni dei suoi fedelissimi, che assisteranno all’assise, che molti considerano come una sorta di pre-convention del partito, in vista delle primarie del prossimo anno.

La Cpac – Conservative Political Action Conference – è la conferenza politica annuale organizzata dai Conservatori USA, inaugurata da Ronald Reagan nel ’74, cui partecipano attivisti conservatori e politici da tutti gli Stati Uniti e leader internazionali. L’evento arriva a pochi dall’annuncio della ex ambasciatrice all’Onu Nikky Haley, trumpiana di ferro, che avrebbe deciso di candidarsi proprio per sfidare Trump e il governatore della Florida, Ron De Santis per la rincorsa alla presidenza americana.

Mentre sia Trump che la Haley hanno già confermato la loro presenza, ancora non è confermata quella di Ron De Sanctis. Da quanto si apprende la base repubblicana che si darà appuntamento a Washington da mercoledì, sembra ancora appoggiare Donald Trump che, stando agli ultimi sondaggi, avrebbe dalla sua il consenso del 53% dei repubblicani, contro il 32,5% di De Sanctis e il 4,5% della Haley.

Ma la corsa è ancora tutto da decidere e il CPAC sarà un terreno utile per un confronto aperto, per capire se questa tendenza è destinata a continuare o se qualcosa potrà cambiare, nella lunga corsa che porta alle prossime presidenziali. Parlerà anche Mike Pompeo, ex segretario di Stato e potenziale candidato. Ogni discorso sarà attentamente analizzato per le critiche velate di Trump - e per applausi e applausi, fischi e fischi, o indifferenza educata dalla folla.

Il CPAC tradizionalmente termina con un "sondaggio di strato" non troppo  scientifico sulle preferenze dei partecipanti per la nomina presidenziale repubblicana. Trump lo ha dominato per anni. La scorsa estate a Dallas, in Texas, ha vinto con il 69% dei voti, davanti a De Santis con il 24%. Ed è per questo che intorno all'evento cresce l'attesa per conoscere il sentiment su Trump, alla luce anche delle sue recenti vicissitudini e del suo minor appeal rispetto solo ad un anno fa. La sconfitta alle elezioni di mid term di tutti i suoi candidati ha, infatti, rappresentato un duro colpo per le sue aspirazioni per la prossima campagna delle presidenziali.

La sicurezza delle frontiere, la criminalità, le guerre culturali e i diritti dei genitori saranno probabilmente in primo piano alla conferenza. E si tratta di punti molto cari anche al partito della Meloni, che attende dalla conferenza qualche segnale sulle prossime mosse del Gop per la conquista della presidenza il prossimo anno.

E sarà anche l'occasione per il neo copresidente del gruppo dei conservatori europei, Nicola Procaccini, per aprire anche negli USA un dialogo costruttivo, in vista delle prossime importanti elezioni europee. Il chiaro intento della Meloni sarebbe quello, infatti, di lavorare  ad una solida alleanza elettorale con i popolari europei  per arrivare ad una chiara maggioranza di centrodestra a Bruxelles.

È chiaro che un appoggio da parte del partito dei  repubblicani americani, in questo senso, sarebbe certamente un buon biglietto da visita. Soprattutto se a trionfare alle prossime elezioni presidenziali dovesse essere proprio il candidato repubblicano.