Viaggiare su Marte in meno di due mesi non è più solo fantascienza. Oggi servono circa sette mesi con i razzi chimici convenzionali, ma una nuova generazione di motori spaziali alimentati da energia nucleare elettrica potrebbe cambiare le regole. La NASA, insieme a un network di università e aziende tecnologiche, sta puntando su questa nuova frontiera. In prima linea c’è la Space Nuclear Power Corporation (SpaceNukes), scelta come partner principale del programma SPAR (Space Power and Propulsion for Agility, Responsiveness, and Resilience), guidato dall’Università del Michigan.
Il vantaggio chiave di questi nuovi sistemi è l'efficienza: secondo SpaceNukes, la propulsione nucleare elettrica potrebbe essere fino a 25 volte più performante rispetto ai motori chimici attuali. Questo non solo ridurrebbe drasticamente i tempi di viaggio, ma permetterebbe anche una flessibilità operativa oggi impensabile. Non ci si muoverà più con traiettorie rigide e finestre di lancio strettissime: l’obiettivo è costruire veicoli capaci di “muoversi senza rimpianti”, pronti a cambiare rotta o reagire rapidamente agli imprevisti.
Il fulcro tecnologico è un reattore a fissione modulare di nuova generazione, capace di operare a temperature elevate e con un peso sensibilmente ridotto. Meno massa significa maggiore manovrabilità e tempi di risposta più brevi, elementi cruciali per l’efficienza delle missioni spaziali. SpaceNukes non è nuova a queste sfide: già nel 2018 aveva sviluppato il reattore KRUSTY (Kilopower Reactor Using Stirling Technology), pensato per missioni di lunga durata. Ora, con il supporto accademico del Michigan, si punta a una seconda generazione di reattori ancora più compatti e resistenti.
Parallelamente, anche l’Ad Astra Rocket Company, fondata dall’ex astronauta NASA Franklin Chang Díaz, sta portando avanti un progetto ambizioso: il VASIMR (Variable Specific Impulse Magnetoplasma Rocket). Si tratta di un motore a plasma alimentato da un reattore nucleare a fissione, con una velocità teorica che dovrebbe sfiorare i 198.000 km/h. Tradotto: Marte in 45 giorni. Chang Díaz è da anni un convinto sostenitore della propulsione nucleare elettrica, anche se non ha mai nascosto le difficoltà nel reperire fondi per un progetto così ambizioso.
Nel 2024, la svolta: SpaceNukes e Ad Astra annunciano una collaborazione ufficiale. L’unione tra chi sa costruire reattori avanzati e chi sviluppa motori a plasma potrebbe essere il passo decisivo per rendere finalmente possibile il viaggio interplanetario veloce, sicuro e sostenibile. In gioco non c’è solo Marte: con queste tecnologie, si aprirebbe la porta a una nuova era dell’esplorazione spaziale, in cui l’umanità potrà davvero iniziare a muoversi nel Sistema Solare con la stessa agilità con cui oggi attraversa gli oceani.
Nonostante i progressi tecnici, restano sul tavolo problemi non banali: sicurezza, costi, e soprattutto volontà politica. Senza un impegno concreto dei governi e delle grandi agenzie spaziali, queste tecnologie rischiano di rimanere prototipi brillanti mai applicati su larga scala. Ma se il mondo decide di investire davvero, la possibilità di vedere il primo equipaggio umano arrivare su Marte in meno di due mesi potrebbe diventare realtà già entro il prossimo decennio. E, a quel punto, sarà l’inizio di un’altra storia.