Il Governo pubblicherà le nuove previsioni ufficiali entro il 27 settembre, in occasione della predisposizione della Nota di Aggiornamento del DEF 2018.
Nei prossimi mesi saranno quindi definiti l’aggiornamento della previsione tendenziale e sarà formulato lo scenario programmatico che sarà attuato con la Legge di Bilancio per il 2019, che il Governo dovrà trasmettere al Parlamento entro il 20 ottobre dopo averne comunicato, il 15 ottobre, alla Commissione Europea e al Parlamento italiano le linee essenziali con il documento programmatico di bilancio
Lo scenario programmatico terrà conto della Risoluzione al DEF votata dal Parlamento lo scorso 19 giugno che impegna il Governo:
a presentare al Consiglio europeo e alla Commissione europea un aggiornamento del Programma di Stabilità e del Programma Nazionale di Riforma;
a favorire la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia inerenti all’aumento dell’IVA e delle accise sui carburanti e a riconsiderare il quadro di finanza pubblica nel rispetto degli impegni europei sui saldi di bilancio 2019-2021;
e infine a individuare gli interventi prioritari per dare attuazione alle linee programmatiche indicate dal presidente del Consiglio dei Ministri nelle sue comunicazioni per ottenere la fiducia alle Camere.
All’interno di un percorso graduale di riduzione del rapporto debito/Pil, come già annunciato nella precedente audizione, l’obiettivo del Governo nel corso della legislatura è di rafforzare la crescita economica, in un quadro di coesione e inclusione sociale.
Quanto sopra riportato è ciò che aveva dichiarato il ministro dell'economia Giovanni Tria lo scorso luglio, durante l'illustrazione delle linee programmatiche del suo ministero alla Commissione Finanze del Senato.
Durante il suo intervento, Tria non aveva mancato di ricordare che per il 2019 le previsioni degli organismi internazionali indicavano un rallentamento dell’economia dei principali Paesi europei, pur mantenendo tassi di crescita ampiamente positivi.
Adesso, dopo che finalmente il Governo si trova nella possibilità di dar vita alle proprie promesse allestendo la legge di Bilancio per il prossimo anno, si è venuta a creare una situazione che ha del paradossale. Come descriverla al meglio? L'immagine classica è quella della carovana dei vecchi film western assediata dagli indiani che vi girano attorno.
Di Maio e Salvini sono i pellerossa che urlano, come un ritornello, ognuno le proprie promesse elettorali. In mezzo il pioniere Tria a cui viene imposto di trovare una miniera d'oro senza che nessuno gli abbia detto dove scavare e, soprattutto, senza avergli neppure dato gli strumenti per farlo.
Di Maio e Salvini, non si preoccupano di come fare una cosa, ma si preoccupano solo di dire ai loro supporter che sarà fatta, scaricando la patata bollente su Tria che "deve" trovare la soluzione, come se fosse in grado di far miracoli...
Ieri i due leader del cambiamento si sono alternati in tv per ripetere che a breve tute le loro promesse daranno messe nero su bianco, intimando, a Tria di darsi da fare per trovare il modo. Come? Aumentando il deficit e tagliando gli sprechi... come se finora il debito pubblico non stesse aumentando e come se i tagli agli sprechi non fossero stati mai fatti (senza dimenticare il rischio che con gli sprechi si taglino anche stipendi e investimenti che incrementano il Pil).
In termini di responsabilità, il ministro dell'Economia dovrebbe continuare a mantenere il proprio incarico e a fare, nei limiti del possibile, ciò che gli è possibile per salvaguardare il Paese. In termini di logica, invece, il ministro Tria dovrebbe mettersi il cappello, salutare e tornare a fare il professore lasciando ai due fantasiosi vicepremier il compito di dar corpo alle loro fantasie.
Fin quanto Giovanni Tria resisterà a tale tentazione?