Negli Stati Uniti questo martedì si vota. Un voto importante che va ben al di là del suo significato. Il 6 novembre gli americani sono chiamati a rinnovare gran parte dei seggi del Congresso e i governatori di alcuni Stati. Quelle di oggi dovrebbero essere considerate elezioni in parte politiche e in parte amministrative, considerando che i parlamentari americani sono chiamati a tutelare, e non in linea teorica, gli interessi dei propri elettori... interessi particolari legati alle esigenze esclusive di un territorio.

Quindi, se oggi la scelta dei candidati fosse legata alle sole esigenze pratiche degli elettori, come sempre era accaduto in passato, queste elezioni di medio termine non avrebbero interessato molti americani e avrebbero solo vagamente incuriosito l'opinione pubblica di altre nazioni.

Ma dopo la vittoria di Trump alle presidenziali del 2016, e dopo due anni di presidenza dove l'esuberanza del tycoon newyorkese ha quasi spazzato via il "politicamente corretto" dalla sua amministrazione, sdoganando progressivamente concetti e modi di pensare sempre più simili a quelli di un estremista, queste elezioni possono rappresentare una sorta di voto di conferma per Trump oppure l'occasione per i democratici di far conoscere all'America e al mondo che gli Stati Uniti non sono quelli che l'attuale presidente vorrebbe far credere.

Per questo, l'interesse degli americani per queste elezioni è altissimo, ed è per questo che, mai come adesso, il numero di coloro che ha già votato ed andrà a votare oggi è incredibilmente alto. Secondo i sondaggisti, maggiore sarà il numero di coloro che si recheranno alle urne, maggiore sarà la possibilità per i democratici di eleggere i propri rappresentanti.

Ma va ricordato che i sondaggisti hanno già sbagliato, e di grosso, due anni fa, convinti della vittoria della Clinton e che, al di là dei numeri complessivi, quelli che conteranno saranno i numeri nei singoli Stati... ed in molti di quelli in cui si voterà i conservatori americani - quelli che avvolti in una bandiera a stelle e strisce, per sicurezza, credono sia logico e dovuto prima sparare e solo dopo chiedersi che cosa stia accadendo - sono ancora maggioranza.

Il voto del 6 novembre, pro o contro Trump, avrà comunque delle conseguenze pratiche per l'attuale presidente, nel caso che, anche in una sola delle due Camere, i repubblicani perdessero la maggioranza.

La prima sarebbe di carattere politico ed, in base alla sconfitta, potrebbe mettere a rischio la sua ricandidatura per un secondo mandato.

L'altra conseguenza avrebbe un carattere pratico sulle leggi da far approvare al Congresso e sulla possibilità, per Trump, di continuare a ricoprire la carica di presidente, perché nei suoi confronti potrebbe essere avviato un procedimento di impeachment.

Per Trump, queste elezioni del 6 novembre saranno l'occasione per sapere se il suo messaggio, America First, sarà o meno stato accolto dalla maggioranza degli americani oppure se, dopo averlo provato, sarà invece stato respinto senza appello.

Infine, un'ultima considerazione. Trump è stato eletto come simbolo dai cosiddetti sovranisti che in Europa vogliono promuovere un'idea di Stato semi dittatoriale, per giustificare una presunta necessità di sicurezza resa indispensabile dal pericolo rappresentato da presunti nemici da cui, non si sa bene come, quando e perché gli europei starebbero per essere invasi e sopraffatti, se non addirittura sterminati. Una vittoria di Trump rafforzerebbe eccome le forze politiche "sovraniste" che, al contrario, perderebbero gran parte della loro credibilità nel caso di una sua sconfitta.

Quindi, le elezioni di metà mandato negli Stati Uniti, paradossalmente, sono elezioni che riguarderanno anche l'Europa e, soprattutto, anche noi italiani!