Secondo quanto da lei dichiarato in una intervista propagandistica su quello che una volta era un quotidiano d'informazione (si sta parlando di Repubblica), la presidente dell'Ucei, Noemi Di Segni, ha dichiarato che "noi ebrei [siamo] lacerati da come la guerra viene condotta. ... Purtroppo in alcuni casi è stata tradita la nostra moralità religiosa".
Il noi ebrei è un'espressione piuttosto impegnativa, visto che include anche una parte di ebrei - tanti o pochi è difficile stabilirlo, ma anche in Italia sicuramente esistente - che da un anno non solo è lacerata ma persino disgustata, se non schifata, dal genocidio di cui si è reso e si rende responsabile l'esercito israeliano su mandato dello Stato ebraico.
Ma perché solo ora la signora Di Segni ha informato l'opinione pubblica della sua lacerazione?
Ce lo ha spiegato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, via social:
"Oggi, ho chiamato il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, e l’ho ringraziata per le sue parole di vicinanza ai militari italiani e alla missione Unifil in Libano, ma anche per le sue parole di riconoscenza al governo italiano per l’impegno sulla sicurezza dei suoi cittadini in Italia e all’estero. Le ho anche assicurato che la mia ferma e durissima condanna di quanto è accaduto contro il contingente Unifil in Libano non sarà mai disgiunta dalla costante azione mia, della Difesa e dell’intero governo contro ogni rigurgito di antisemitismo, sia palese che strisciante".
In pratica, se i militari ebrei fanno oltre 150mila vittime tra palestinesi, libanesi, siriani, iraniani - musulmani o cristiani che siano - non è un problema... anzi. Invece, se si mettono a bombardare le postazioni Unifil gestite da militari italiani di un governo (post) fascista che fa del nazionalismo, e pertanto del sionismo, una ragione di vita è evidente la contraddizione.
Per questo, la signora Di Segni si è precipitata a scrivere a Meloni & Co. per confermare cameratismo e alleanza, non condannando i crimini di Israele, ma facendo credere di esserne lacerata... ma solo per una infinitesima parte di quelli finora commessi. Inoltre, nonostante la "lacerazione" la signora Di Segni ha pure avuto il coraggio di dire che "questi ultimi accadimenti non si prestino a una demonizzazione".
Ci mancherebbe! Tutto quello che è associato a "ebreo" per convenzione deve essere sempre e comunque definito buono, giusto, corretto e dovuto... non si vorrà mica esser definiti antisemiti?
L'unico dubbio che resta da chiarire è se tale concetto debba valere anche quando un ebreo, con tanto di militari e ruspa al seguito, invece di buttar giù la casa di proprietà di un palestinese a Gerusalemme est o in Cisgiodania, inizi a fare altrettanto con quella di un italiano a Porto S. Elpidio, a Milazzo o a Carate Brianza. Anche in quel caso, se uno decidesse di protestare e far valere i suoi diritti sarebbe definito un terrorista oltre che un antisemita?