Abbiamo la fortuna di intervistare un grande fotografo Augusto De Luca , parleremo della fotografia e di questo periodo drammatico di pandemia che stiamo vivendo 

Augusto De Luca é un fotografo e un performer. Ha ritratto moltissimi  personaggi del mondo dell’arte, della cultura, della musica, ecc. tra cui: Renato Carosone, Rick Wakeman, Carla Fracci, Hermann Nitsch, Pupella Maggio, Giorgio Napolitano. Laureato in giurisprudenza, é diventato fotografo professionista nella metà degli anni '70. Si é dedicato alla fotografia tradizionale e alla sperimentazione utilizzando diversi materiali fotografici e avendo sempre un'attenzione particolare per le inquadrature e per le minime unità espressive in ogni fotografia. Ha esposto in moltissime gallerie e musei un po d’ovunque e realizzato anche immagini pubblicitarie, copertine di dischi e libri fotografici. Le sue fotografie compaiono in diverse collezioni pubbliche e private come quelle della International Polaroid Collection (USA), della Biblioteca Nazionale di Parigi, dell'Archivio Fotografico Comunale di Roma, della Galleria Nazionale delle Arti Estetiche della Cina (Pechino), del Museo de la Photographie di Charleroi (Belgio).

Benvenuto – come prima domanda le chiediamo: lei come ha vissuto questo periodo di lockdown ? Lo ritiene stimolante, la spinge a qualche ricerca fotografica?

Ho iniziato a fotografare e mi sono formato in un periodo in cui la fotografia era prevalentemente di ricerca. Per un creativo tutto é stimolate, anche vicende drammatiche come una pandemia o situazioni costrittive come il lockdown. Ogni evento può diventare quindi, occasione e pretesto per sfidare se stessi con nuove sperimentazioni. Personalmente in questo periodo ho lavorato maggiormente al computer, cercando e ripescando tra i tanti scatti realizzati nella mia carriera, immagini che non avevo mai considerato. Praticamente questa sosta forzata mi ha dato la possibilità di fare quello che da tempo desideravo, riscoprendo fotografie che neanche ricordavo di aver realizzato.

Una foto può avere più chiavi di lettura: nella sua vita cosa la emoziona di più?Ho sempre avuto dentro di me il germe dell'uomo madre; la creatività mi ha sempre accompagnato. Ho cercato sempre di esprimermi con uno stile ben preciso ma attraverso tutti i materiali e i formati. Desidero scoprire come la mia creatività si manifesta nelle diverse circostanze. Ogni mia foto è filtrata dall’emozione, dal rapporto che si crea tra me ed il luogo o il  soggetto da ritrarre. Quando vedo qualcosa che mi attrae, comincio a girarci intorno per trovare la mia inquadratura. È un lavoro su di me e sul soggetto da fotografare al tempo stesso. Quello che più mi emoziona nella vita è l’essenza dell’umanità, in tutte le sue sfumature, “l’humanitas”.

Le manca fotografare gli abbracci  negati dagli ultimi dpcm? Veramente più che fotografare gli abbracci, mi manca materialmente proprio il contatto fisico con mia figlia, con i parenti, con gli amici. La possibilità di trascorrere insieme a loro quei momenti che rendono l’esistenza degna di essere vissuta.

Il distanziamento in un aggettivo?Disumano.

Girando per la città ha trovato qualche atmosfera, scenario interessante da fotografare? Devo ammettere che in questo periodo trovo interessante fotografare proprio le città. Questo deserto sottolinea una loro totale autonomia e sospensione temporale, come se non appartenessero a nessun tempo. Sono simili ad un palcoscenico di teatro dove si recita ogni giorno la vita di cui si intravede solo il riverbero e dove regna sovrano il silenzio…“Certe volte basta un selciato sconnesso, respirare un odore ed ecco che la città é li, attorno a te” Jean-Paul Sartre.

Il viaggio come soggetto fotografico le piace? Le piace poi partecipare a concorsi fotografici e magari poi vincerli? Sicuramente i viaggi sono una fonte inesauribile da cui attingere per la realizzazione di immagini di ogni genere, soprattutto oggi che imperversa la street photography. Io amo molto spostarmi ma nei miei viaggi fotografo poco. Le mie immagini e i miei lavori sono solitamente pensati e programmati, quindi, quando sono in giro, preferisco vivermi le situazioni anziché fotografarle. Comunque non ho mai partecipato a concorsi fotografici, anche perché non ho molto tempo a disposizione.

E' morto Giovanni Gàstel il grande fotografo. Lui ha dichiarato che la fotografia è un atto di seduzione: aveva ragione? Ho conosciuto Gastel all’inizio degli anni ’80. Frequentavamo insieme ad altri fotografi la galleria “il Diaframma “ in via Brera a Milano. Da allora abbiamo esposto insieme le nostre foto in diverse occasioni e ho bellissimi ricordi dei nostri incontri. Sicuramente aveva ragione, soprattutto il ritratto è espressione di una duplice seduzione: quella tra il fotografo e il soggetto e quella di chi guarda infine l’immagine.

Che idea ha della bellezza femminile? Le piacciono le donne che non rinunciano a nascondere i segni della età? Nel 1987 ho realizzato un libro fotografico: “Napoli Donna”, con la prefazione di Lina Wertmuller. In questo volume c’erano i miei ritratti di trentasette donne napoletane che in qualche modo avevano lasciato un segno importane. Per citarne solo alcune: Elena Croce, Maria Tipo, Pupella Maggio, Graziella Lonardi Buontempo, Fabrizia Ramondino, Raimonda Gaetani, Jeanne Carola Francesconi ed altre. Donne che pur non essendo delle ragazzine, manifestavano un fascino irresistibile. Quando mi fu chiesto di realizzare questo lavoro, decisi di ritrarle senza nessun accorgimento o effetto da utilizzare in post produzione. Ho sempre apprezzato nei ritratti proprio la bellezza naturale che sicuramente scaturisce anche da una ruga, esprimendo il vissuto della persona.

Quali sono i giusti messaggi che i lettori devono ricercare nelle immagini prodotte da straordinari fotografi? Io credo che una bella foto trascenda dal soggetto fotografato e che non esistono norme o canoni estetici. La bellezza sta proprio nello scoprire e nel ricercare sempre nuove regole e forme espressive e poi se fotografi solo per gli altri, non verrà mai fuori la tua essenza, finirai per fare cose che hanno fatto tutti, solo perché sai che piacciono.

La vita è come andare in bicicletta. Per restare in equilibrio devi muoverti. Per lei restare in equilibrio è fotografare? Certo, bisogna agire, muoversi, vivere, ma…la fotografia è solo una delle tante strade che ho davanti…Guai se la mia bicicletta mi portasse soltanto in un’unica direzione. Per me l’equilibrio consiste proprio nel dare il giusto valore a tutto quello che mi circonda, senza rimanere schiavo o succube di niente e nessuno. La mia più grande aspirazione è sentirmi un uomo libero.

Una suora cattolica è scesa in strada nella città di Myitkyina, supplicando in ginocchio le forze di sicurezza di non sparare sui giovani manifestanti ed è diventata l'immagine simbolo delle manifestazioni, il potere di una immagine è anche questa? Realizzare reportage da tutto il  mondo è stato il suo sogno sin da bambino?Che forza, che insegnamento, che potenza suscita l’immagine di quella suora. Certo ogni fotografo vorrebbe trovarsi nel posto giusto al momento giusto, ma ripeto, anche se invidio quel fotografo, la mia fotografia nasce da esigenze diverse. Mi sento più un creativo che un fotoreporter.

Per lei la felicità è raccontare in una sua immagine quale soggetto? Io sono felice quando, a prescindere dal soggetto, una mia immagine cattura l’attenzione di qualcuno, quel tanto che riesce a fissarsi indelebilmente nei suoi ricordi e quindi sicuramente una fotografia deve vivere di contenuto e di forma, perché quella che vive solo dell'uno o dell'altro non rimane.

La fotografia italiana oggi? La fotografia in Italia ha avuto il suo momento di gloria negli anni ’70 - ’80, poi c’è stato un declino. In quegli anni regnava la fotografia d’autore. Ogni rivista e giornale vantava firme prestigiose e i fotografi erano ricercati e corteggiati. Oggi purtroppo credo che ci sia un appiattimento creativo. Spesso non si riesce a distinguere neppure un autore da un altro anche perché i committenti invece di cercare idee nuove, per non rischiare cercano il déjà vu. Da vecchietto, infatti ho 65 anni, dico anch’io: ai miei tempi era un’altra cosa.

Ci sono dei grazie nella sua carriera? Sicuramente il mio più grande grazie lo devo a Dio che mi ha donato la capacità di “vedere”, adoperando la mia fotocamera per un lavoro che ancora oggi mi piace e soprattutto mi diverte. Poi il mio grazie va a tutte quelle persone che ho incontrato nell’arco della mia carriera, che hanno creduto nei miei lavori e mi hanno aiutato e incoraggiato.

Progetti per il futuro?
Sto raggruppando tutti i ritratti che ho realizzato in 43 anni, a cui aggiungerò anche altri che farò ad alcuni personaggi che amo e stimo, per pubblicare al più presto un libro fotografico. Questo è da molto tempo un mio desiderio nel cassetto.