L'attuale quadro di Israele è quello riprodotto dalle parole di Avigdor Lieberman, leader del partito Yisrael Beytenu, che ha detto che dopo otto mesi di guerra, invece di una completa vittoria, la nazione ha ottenuto un risultato che è totalmente vergognoso, rimarcando che Netanyahu ha perso il controllo del nord del Paese colpito a sua discrezione da Hezbollah che fa tutto ciò che vuole, mentre a sud non è riuscito a eliminare Hamas e neppure a restituire i prigionieri detenuti a Gaza.
In compenso, nella sola Striscia ha massacrato almeno 36.731 persone (in larga parte donne e bambini) e ne ha ferite 83.530. 77 i morti e 221 i feriti nelle ultime 24 ore.
Così nelle prossime ore, visto anche che l'ultimatum consegnato il 18 maggio a Netanyahu che avrebbe dovuto presentare un piano su cosa fare a Gaza dopo la fine del conflitto è rimasto lettera morta, Benny Gantz sabato terrà una conferenza stampa per annunciare le sue dimissioni dal gabinetto di guerra di Tel Aviv.
In tal modo, il governo Netanyahu perderà anche l'alibi per dire che la "sua" guerra è condivisa anche dall'opposizione: alla Knesset il partito di Gantz non è tra quelli che fanno parte della maggioranza.
Anche se dal punto di vista pratico il venir meno del supporto di Gantz non mina la solidità del governo israeliano, invece dal punto di vista politico, soprattutto in relazione ai rapporti con Stati Uniti e Europa, per Netanyahu le cose peggioreranno, perché le diplomazie dei Paesi occidentali potevano mantenere aperte le loro linee di credito di dialogo e di fiducia con Tel Aviv anche grazie a Gantz.
Venendo a mancare lui, Netanyahu sarà, ancor più di adesso, nelle mani di Smotrich e Ben Gvir, aumentando ancor di più l'isolamento di Israele a livello internazionale, ormai ai minimi storici dopo che il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, oggi ha informato la missione di Tel Aviv che lo Stato ebraico sarà incluso nella lista nera di coloro che violano i diritti dei bambini nei conflitti armati. Stesso provvedimento è stato preso per Hamas.
Israele, pertanto, va a far compagnia a Russia, Stato Islamico, al-Qaeda, Boko Haram, Afghanistan, Iraq, Myanmar, Somalia, Yemen e Siria.
L'annuncio di Guterres rende così ancor più ridicola l'affermazione di quei fanatici sionisti che definiscono l'IDF l'esercito più morale al mondo. Adesso i suoi membri possono tranquillamente essere definiti dei macellai di bambini... ma questo, purtroppo, lo sapevamo già.
Quello che lascia perplessi è che non se ne siano ancora accorti i democraticissimi leader occidentali che continuano a mantenere rapporti diplomatici e commerciali con Israele, addirittura fornendo armi per proseguire il genocidio in atto contro il popolo palestinese... in primis gli Stati Uniti.
Ieri Biden ha pubblicato una nota congiunta insieme ai Paesi che attualmente fanno parte del Consiglio di Sicurezza (esclusi Cina e Russia) in cui dice di sostenere il cessate il fuoco tramite l'accordo sul rilascio degli ostaggi annunciato dallo stesso presidente Usa il 31 maggio scorso, chiedendo ad Hamas di accettarlo, ma facendo finta di non vedere o non capire che prima di tutto è Israele a non volerlo attuare in base a come è stato redatto.
Biden da una settimana, in relazione a Gaza, descrive una realtà parallela rispetto a quanto sta accadendo in Medio Oriente ed è ancora da capire se lo faccia perché sia andato completamente fuori di testa o perché in tal modo creda effettivamente di mettere alle strette Netanyahu e di placare l'ira di quella parte dei suoi elettori che, a causa della sua complicità nel genocidio in atto nella Striscia, da tempo gli hanno voltato le spalle.
Purtroppo per lui, però, finisce per rendersi sempre più ridicolo e sempre più poco credibile, in particolar modo nei confronti di quegli elettori di cui disperatamente cerca di recuperare il consenso. Ieri, infatti, ha rilasciato un'intervista al notiziario della ABC vantandosi del fatto che Netanyahu lo avesse ascoltato in relazione all'attacco di terra a Rafah, dimenticandosi che nella notte precedente l'IDF aveva massacrato una quarantina di civili (14 i minori uccisi) rifugiati in una scuola dell'UNRWA a Nuseirat, di cui l'agenzia delle Nazioni Unite aveva comunicato le coordinate a Israele. E per Biden un massacro compiuto nel centro della Striscia sarebbe meno grave di uno compiuto nel sud?
Come se non bastasse, nelle ore successive a quell'intervista, Israele non solo ha bombardato pesantemente Rafah, ma i suoi Merkava sono ulteriormente avanzati verso ovest.
Secondo le autorità di Gaza, dal 7 ottobre 2023, sono 17.000 i bambini che nella Striscia hanno perso uno o entrambi i genitori, mentre sono 15.517 quelli morti. Infine è di 3.500 il numero dei che rischiano di morire a causa della malnutrizione e della scarsità di cibo.
Di cos'altro c'è bisogno per isolare Israele in modo da porre fine al genocidio?