"Sul salario minimo già vedo che qualcuno ha cominciato, come si suol dire, a buttarla in caciara. Io a vedere giovani e meno giovani che prendono 3 o 4 euro l’ora per lavorare un’intera giornata non ci sto. Non è normale. Anzi, non è dignitoso. Gran parte dei Paesi Ue ha una legge sul salario minimo. L’Italia non può restare sempre l’ultima della fila. Adesso facciamolo noi un passo avanti.

C’è una legge molto chiara del MoVimento 5 Stelle che fissa la retribuzione oraria a un minimo di 9 euro lordi l’ora. È stata già depositata e a breve arriverà in aula al Senato. Mi auguro che le forze politiche la appoggino. Lo stesso presidente Conte oggi ha raccolto la nostra proposta, impegnandosi per un salario minimo europeo. L’Italia deve farsi capofila di questa battaglia di civiltà.

Il mio appello è semplice: la nostra legge arriverà in aula fra qualche giorno, votiamola insieme! Stavolta uniti. Non c’entrano i colori o le bandiere politiche, è una questione di buon senso. È un diritto. È la cosa giusta!

Non c'è più tempo da perdere: con l’istituzione del salario minimo orario da una parte completeremo il percorso iniziato con il Reddito di Cittadinanza e dall’altra metteremo un freno alle distorsioni del sistema. Abbiamo iniziato per primi questa battaglia nel 2013 e adesso che siamo al Governo intendiamo mantenere l’impegno preso con i cittadini!"

Queste le dichiarazioni odierne di Di Maio a favore del salario minimo. Come sempre, i 5 Stelle tirano dritti per la loro strada senza rendersi conto della realtà, ignorando ciò che già esiste ed accuratamente tralasciando di spiegare come risolvere eventuali problematiche e contraddizioni che l'introduzione di questo provvedimento potrebbe generare.

Riprendo quanto già scritto alcuni giorni fa sull'argomento in relazione al timore dei sindacati per l'applicazione di un salario minimo orario. La sua introduzione, infatti, potrebbe finire per essere la leva per "favorire una fuoriuscita dall'applicazione dei contratti, rivelandosi così uno strumento per abbassare salari e tutele dei lavoratori. Un rischio che si fa maggiormente concreto stante la diffusa struttura di piccole e medie imprese presenti nel tessuto economico italiano".

Così, una volta che sia stato introdotto il salario minimo, molte aziende potrebbero giudicarlo molto più conveniente da adottare rispetto al contratto di riferimento di categoria, rimanendo in questo modo perfettamente in un ambito di legalità, ma riducendo - triste ironia - diritti e salari dei lavoratori. Infatti, adottando il salario minimo e non più il contratto nazionale di categoria, le aziende potrebbero finire per pagare meno la loro forza lavoro, ad esempio, risparmiando sulla tredicesima.

Non è un problema secondario. Nonostante ciò, i 5 Stelle non danno alcun segnale di essersene accorti e tanto meno indicazioni per come risolverlo. Infatti, non che il provvedimento propagandato da Di Maio sia sbagliato per principio. Tutt'altro. Solamente, rispetto a quanto accade in altri Paesi, in Italia gran parte dei lavori dipendenti sono regolati da contratti di categoria che valgono a livello nazionale e vengono applicati anche nelle piccole imprese. Quindi, in Italia non si parte da zero.

Per questo sarebbe sufficiente che i 5 Stelle dicessero come integrare il salario minimo all'interno della situazione di fatto esistente per non danneggiare i contratti di categoria. Non sembrerebbe una questione difficile, ma i 5 Stelle non sembrano neppure averla affrontata.