Conseguentemente, continua la Cassazione, «gli insulti rivolti all’ausiliario dall’imputato eventualmente integrano il reato di ingiurie, non contestato e in relazione al quale comunque non risulta essere stata proposta querela, ma non quello di oltraggio per cui è intervenuta condanna, che deve dunque essere annullata senza rinvio perché il fatto non sussiste con contestuale eliminazione della relativa pena irrogata nel giudizio di merito pari a quindici giorni di reclusione».