La sanità di cui si occupano le regioni (l'Italia si occupa di Salute!) e la conferenza Stato-Regioni, con i numerosi dissidi che negli scorsi anni hanno visto involontaria protagonista la Corte costituzionale, sono state finora le conseguenze tangibili della modifica del titolo V della Costituzione.
Adesso il ddl Calderoli o la legge sull'autonomia differenziata comunque lo si voglia chiamare, che è stato approvato in prima lettura al Senato, ne è la conseguente e definitiva applicazione.
In teoria, visto quanto successo negli ultimi vent'anni, sarebbe stato più logico tornare indietro e lasciar perdere quello che potremmo definire il federalismo regionale. Al contrario, si è invece preferito andare avanti per finire di attuare una riforma dello Stato tutt'altro che auspicabile.
A far intendere quello che accadrà e quello che è il motivo per cui la Lega ha gioito per il primo via libera della legge "pensata" da Calderoli è la bandiera della Serenissima (simbolo dei secessionisti veneti) sventolata trionfalmente nell'aula del Senato da una senatrice leghista, per dimostrare la propria soddisfazione.
In fin dei conti, la Lega sta ottenendo quello che ha sempre desiderato e ciò che anche nell'ultimo congresso di partito Calderoli aveva spiegato alla platea dei "nordisti", contrari alla svolta meridionalista: Matteo Salvini prende i voti del sud che serviranno poi a dare l'autonomia al nord.
Calderoli è stato onesto e trasparente e, coerentemente, sta attuando quanto aveva promesso... anche se con i voti di Fratelli d'Italia.
Come concretamente si attuerà l'autonomia differenziata? In pratica le regioni che vorranno essere autonome si prenderanno in carico tutte o un certo numero delle competenze regionali definite dalla nuova legge, gestendo di conseguenza i proprio le risorse finanziare necessarie a sostenerle.
Già solo questo riassunto ci fa capire la complessità della legge, in relazione alla definizione delle risorse, alla loro ripartizione e alla compensazione in modo da attuare l'altro aspetto importante della legge: il mantenimento dei livelli essenziali delle prestazioni, qualitativamente e quantitativamente identico in tutte le regioni: da nord a sud.
Già oggi, per quanto riguarda la sanità, i cosiddetti LEP non sono rispettati. Se allarghiamo le competenze delle regioni alla gestione di altri servizi, come è possibile pensare che le cose andranno meglio? Che cosa è invece più logico supporre? Che le cose peggioreranno ulteriormente.
Inoltre, nel caso l'autonomia differenziata dovesse andare in porto (non solo approvandola, ma potendola anche sostenere finanziariamente), aumenterà a dismisura l'attuale concorrenza tra le regioni. Già oggi alcune di loro hanno uffici di rappresentanza in giro per il mondo per promuoversi... figuriamoci in futuro! Inoltre, ad esempio, ognuna promuoverà accordi commerciali diversi in base alle proprie necessità... ma con quali sinergie con la politica estera di Roma?
E questi sono solo piccolissimi esempi delle centinaia di domande e perplessità che chiunque si può porre.
Chi unici che possono essere soddisfatti di questa legge sono coloro che fino a ieri hanno urlato per la secessione del nord dal resto dell'Italia.
Possibile che i fratelli d'Italia di Meloni, profeti del nazionalismo, possano permettere di far approvare una legge che promuove l'esatto contrario del loro credo? In cambio di che cosa? Del premierato? Ma se una legge del genere dovesse entrare in vigore, nel giro di un anno molte regioni italiane, in special modo quelle del sud sarebbero ridotte in miseria. E i loro residenti dovrebbero continuare a votare per Meloni? Siamo sicuri che FdI voglia proseguire nel mettere in atto quello che sembra un suicidio politico?
Le domande, come si vede, sono infinite... al pari della mancanza di chiarimenti di coloro che hanno redatto la legge, paragonabile a un'autostrada verso il caos. L'unica spiegazione logica è che qualcuno cerchi volutamente il caos... per poi mettere "ordine".