Se in Italia si parla di un maxi processo, chiunque (o quasi) ritiene che si stia parlando del processo che si è svolto dal 1986 al 1992 che sul banco degli imputati vide protagoniste un gran numero di famiglie appartenenti alla mafia siciliana.

Al contrario pochi sanno, a causa di una copertura mediatica quasi indifferente se non addirittura assente, che oggi è iniziato un nuovo maxi processo che riguarda però la 'ndrangheta, in particolare la famiglia Mancuso, la cui zona di competenza è principalmente la provincia calabrese di Vibo Valentia.

Il processo, "Rinascita Scott" è il nome che gli è stato assegnato, vede sul banco degli imputati 355 persone ed è per questo che a Lamezia Terme, dove si svolge, è stato riadattato all'occorrenza un edificio che in precedenza aveva ospitato un call center.

La maggior parte degli imputati è stata arrestata durante raid prima dell'alba in Italia, Germania, Svizzera e Bulgaria nel dicembre 2019. L'imputato principale è il presunto boss del clan Mancuso, Luigi, 66 anni noto anche come "lo Zio". Ma nel processo sono implicati anche molti colletti bianchi, uomini delle istituzioni, politici, che direttamente o indirettamente con divulgazione di segreti d'ufficio e abuso d'ufficio hanno favorito le "attività imprenditoriali" dei Mancuso: traffico di droga, omicidi, estorsioni, riciclaggio di denaro... Tra questi anche Giancarlo Pittelli, avvocato ed ex senatore di Forza Italia accusato di aver fatto da mediatore tra 'ndrangheta, politica e tribunali.

Le accuse non sono sentenze ed è per questo che si celebrano i processi. Ma di certo, viste le dimensioni di quello che è iniziato a Lamezia, era da ritenere che la copertura offerta dai media italiani fosse perlomeno analoga a quella dei media stranieri che hanno riportato l'avvenimento sulle prime pagine di tg, quotidiani e siti web.

In Italia, i media ne hanno parlato riportando una dichiarazione rilasciata all'Ansa dal procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri al suo arrivo nella nuova aula bunker a Lamezia Terme:

“Questa  è un’aula bunker attrezzata in base alle normative anti-Covid. C’è il massimo della tecnologia disponibile, c’è la possibilità di fare 150 video collegamenti in contemporanea e può contenere oltre 1000 persone a distanza di sicurezza contro il Covid. Inoltre è importante che il processo si celebri in Calabria dove è avvenuta, dal nostro punto di vista, la commissione dei reati. È un segnale anche perché la gente deve e può capire, senza alibi per nessuno, che si può fidare di noi, che possiamo dare delle risposte. Prova ne è che negli ultimi anni c’è stato un grande avvicinamento delle persone che hanno denunciato.E’ fondamentale avere voluto e ottenuto di fare questo processo in Calabria. Dal giorno successivo agli arresti abbiamo cominciato a fare richieste al ministero per avere un’aula bunker, una struttura adeguata e idonea all’importanza della Calabria e dei calabresi perché dobbiamo dimostrare di essere capaci ed efficienti. Narrazione negativa della Calabria? Per me è importante che ognuno faccia bene il proprio lavoro e che narriamo la realtà senza edulcorarla".

Come i media, in Italia ha "bucato" il maxi processo alla 'ndrangheta anche la politica, con i partiti "distratti" da Recovery Plan e crisi di governo. Eccezione, e per questo da sottolineare, quella del 5 Stelle Nicola Morra, da novembre 2018 presidente della Commissione antimafia, oggi a Lamezia nell'Aula Bunker, dove ha dichiarato: 

"Eccoci qui nell'aula bunker di Lamezia dove sta iniziando la prima udienza del processo "Rinascita Scott".325 gli imputati, più altri quattro sotto processo con giudizio immediato per quella che è stata la più grande operazione antimafia dopo il maxiprocesso di Palermo.Un’operazione condotta dal Procuratore Nicola Gratteri, cui va il grazie non solo dei calabresi, ma dell’Italia intera, per il coraggio, la tenacia e la dedizione dimostrati in questi anni.Questo processo potrà fare la Storia. Probabilmente verrà studiato ancora fra 50 anni nei manuali di criminologia e di storia criminale del territorio.È un processo che si sta iniziando a svolgere in Calabria, contro ogni previsione, perché inizialmente si pensava si dovesse svolgere altrove offendendo ulteriormente questo territorio, considerato non in grado di fare pulizia giudiziaria dei Mancuso e degli altri clan, e soprattutto di coloro che si sono rapportati ai sodalizi in modo episodico ma assai conveniente.Grazie alla determinazione di pochi uomini capaci di sognare un'altra Calabria, invece, siamo qui, a Lamezia, in una struttura riconvertita per accogliere il maxiprocesso. L'ennesima struttura inutilizzata e dunque disponibile per ospitare un migliaio di persone, quante sono necessarie per il processo.Processo che ha l'obiettivo  di disvelare il legame fra ‘ndrangheta, politica, alcuni ambiti professionali e massoneria deviata. Di liberare la Calabria e non solo dal giogo del malaffare.È vero, la guerra alle mafie non finisce qui ed è ancora lunga. Ma permettetemi di dire che oggi è un giorno di grande emozione, perché lo Stato sta dimostrando la netta volontà di essere protagonista nella lotta alla criminalità organizzata".