La (post) camerata Giorgia Meloni cerca disperatamente di nascondere il regime di censura da lei messo in atto sui media, smascherato in maniera incontestabile dalla vicenda Scurati, con le "celebrazioni" per il Natale di Roma, iniziativa che fu inventata nel 1921 dal suo statista di riferimento, Benito Mussolini, che voleva inculcare nella zucca degli italiani un parallelismo tra l'impero romano e l'Italia fascista, con quest'ultima che ne avrebbe rinnovato i fasti.
Vista la patetica condizione di buona parte dei giornalisti che stazionano sui media, il tentativo di far dimenticare o di non far conoscere quanto accaduto nelle ultime 24 ore potrebbe non esser così complicato da parte della sfacciata propaganda (post) fascista, ma quel che conta è che la vicenda non è reinterpretabile (al di là delle arrampicate sugli specchi dei servi di regime, compresi i navigatori alla Paolo Mieli che si accorgono di aver sdoganato delle porcate solo dopo che queste sono diventate storia) e agli attuali (post) fascisti potrà esser rinfacciata da qui all'eternità, per ricordar loro da dove vengono e che cosa sono... una semplice fotocopia del passato.
Nelle principali edizioni dei telegiornali e radiogiornali della Rai, in onda quest'oggi, verrà letto questo comunicato sindacale dell'Usigrai, evidentemente non ancora (post) fascistizzata:
"Il controllo dei vertici della Rai sull'informazione del servizio pubblico si fa ogni giorno più asfissiante. Dopo aver svuotato della loro identità due canali, ora i dirigenti nominati dal Governo intervengono bloccando anche ospiti non graditi, come Antonio Scurati a cui era stato affidato un monologo sul 25 aprile, in una rete, Rai3, ormai stravolta nel palinsesto e irriconoscibile per i telespettatori.La stessa azienda che ha speso 6 milioni di euro per il programma Avanti Popolo, ora avanza motivazioni di carattere economico per l’esclusione di Scurati. Motivazioni già smentite dai fatti.Siamo di fronte ad un sistema pervasivo di controllo che viola i principi del lavoro giornalistico.L'assemblea dei Comitati di redazione della Rai mercoledì ha proclamato lo stato di agitazione e approvato 5 giorni di sciopero.Gentili telespettatori, noi ci dissociamo dalle decisioni dell’azienda e lottiamo per un servizio pubblico indipendente, equilibrato e plurale".
E che la (post) camerata Meloni, dopo la figuraccia di ieri in cui cercava di sdoganare la censura a Scurati giustificandola con la scusa di risparmiare 1.800 euro di compenso per il suo monologo alla trasmissione Che Sarà (la stessa Meloni però non ha avuto niente da dire sui MILIONI che la SUA Rai ha gettato e sta gettando al vento chiudendo anticipatamente trasmissioni su trasmissioni che nessuno guarda, tanto fanno schifo), sia in grave difficoltà lo conferma la dichiarazione dell'ad della Rai, Roberto Sergio, (altro prodotto dello spoils system meloniano) a La Stampa:
"Vogliono distruggere la Rai. Ora chi ha sbagliato paghi. Nessuno mi ha informato di cosa stava accadendo".
Vogliono chi? Glielo ha chiesto (e spiegato!) di rimando, anche in questo caso, l'Esecutivo Usigrai:
"Se vuol difendere l'azienda, lei ha il dovere di dire chi la vuole distruggere. E di difenderla. Anche perché quello che sta accadendo oggi è il frutto prevedibile delle scelte assunte in questi mesi.Per questo noi abbiamo il dovere di ricordarle che il suo primo atto come AD è stato quello di nominare Direttore generale, una persona che ha definito l'antifascismo nel 2019 "una caricatura paradossale".E dobbiamo ricordarle che - solo per limitarci agli ultimi giorni - all'interno della direzione Approfondimento sono state prese decisioni che minano la credibilità e l'autorevolezza della Rai. Dalla scelta di parlare di aborto a Porta a Porta con 8 ospiti tutti uomini, alla decisione di cancellare metà delle repliche estive di Report. E ora la cancellazione del contratto ad Antonio Scurati per "motivazioni editoriali".Così come dobbiamo ricordare che il Direttore dell'approfondimento è stato scelto da lei. E non ci sono state conseguenze quando sul palco di Atreju ha definito Fratelli d'Italia "il nostro partito". Ma non è mai tardi per cambiare rotta. Quindi restiamo in attesa degli annunciati "provvedimenti drastici".Anche perché, gentile Amministratore Delegato, temiamo che non l'abbiano informata nemmeno in merito alla replica dell'Azienda al comunicato sindacale Usigrai letto oggi nelle principali edizioni dei telegiornali.La replica parla di "tentativo di strumentalizzare con polemiche sterili un caso montato sul nulla", mentre lei sulla Stampa la definisce "una questione che non può finire qui" e annuncia "provvedimenti drastici".Qual è quindi la valutazione aziendale?"
Indossando l'abito dei conservatori, i cosiddetti Fratelli d'Italia non possono nascondere quello che erano e quello che continuano ad essere: dei puri e semplici (post) fascisti. E quello che vediamo è conseguenza di quel che sono... e non potrebbe essere altrimenti, visto che l'abito non fa il monaco.