"Oggi circa metà della sanità lombarda è privata: opera per gran parte in regime di convenzione con il pubblico, cioè viene pagata dalla Regione per offrire le stesse tariffe e la stessa qualità di prestazioni del servizio pubblico. In alcune aree della regione, i privati sono divenuti i gestori dominanti della sanità locale. Secondo gli studi della professoressa Maria Sartor dell'Università Statale di Milano, il Gruppo San Donato – la più grande azienda di sanità privata in regione – raccoglie da solo il 14 per cento dell'intero fatturato regionale per i ricoveri: un servizio che ogni anno ammonta a circa un quarto dei 19 miliardi di euro dell'intero bilancio sanitario regionale.Il fatto che i privati siano così importanti per la sanità lombarda, e il loro contributo alla gestione della crisi, è oggi al centro del dibattito sulla risposta all'epidemia di COVID-19.Il punto più sottolineato viene ripetuto da anni dai critici del sistema regionale lombardo: i privati operano nel campo sanitario per fare profitti, e questo si riflette nel tipo di prestazioni che offrono. Se esami, operazioni chirurgiche delicate e visite specialistiche sono attività che permettono ai privati un buon margine di guadagno, la gestione dei pronto soccorso, dei traumi causati da incidenti stradali, la cura degli anziani, la prevenzione, la cura di malattie rare e di quelle estremamente comuni sono invece attività poco remunerative, che per questo sono per lo più lasciate agli ospedali pubblici. Una conseguenza concreta: anche se la sanità privata pesa circa metà dell'intera sanità lombarda, possiede soltanto poco più di un quarto dei posti di terapia intensiva in regione.L'importanza degli ospedali privati, unita alle attenzioni che hanno sempre riservato le giunte regionali, ha contribuito a rendere il sistema lombardo particolarmente focalizzato ed efficiente sulle grandi strutture e sulla medicina di eccellenza: quella che si concentra sugli interventi delicati, che richiede macchinari sofisticati e medici specializzati.L'altra faccia di questa medaglia è che l'assistenza territoriale ha spesso finito per essere trascurata. L'assistenza territoriale è quella rete formata da medici di medicina generale, guardie mediche, ambulatori locali e RSA, che secondo molti esperti avrebbe bisogno oggi del maggiore sviluppo e dei maggiori investimenti, in particolare in un paese come l'Italia dove una popolazione sempre più anziana ha bisogno di cure continue ma a bassa intensità. Secondo gli ultimi dati pubblicati lo scorso marzo, per esempio, alla regione mancano 600 medici di medicina generale e quasi 40 mila ore di guardia medica, un dato che negli ultimi anni è cresciuto".


Quello sopra riportato è un passaggio di un articolo pubblicato su il Post (I due mesi che sconvolsero la Lombardia) che riassume quanto accaduto in Lombardia a partire dalla zona rossa di Codogno e le responsabilità della regione nell'affrontare l'emergenza pandemia.

Ieri alla regione Lonbardia è stata votata la mozione di sfiducia presentata dal Partito Democratico contro l'assessore al "Welfare", Giulio Gallera, bocciata a stragrande maggioranza con 49 voti contrari, contro 23 favorevoli, mentre 2 sono stati gli astenuti. 

Di questi ultimi uno voto apparteneva a Patrizia Baffi, consigliera di Italia Viva che ha motivato così la sua astensione: "Non parteciperò al voto perché ritengo questa mozione un atto inopportuno in questo momento, sia nel merito che dal punto di vista politico. Se ci saranno responsabilità andranno valutate dopo questa fase, in un quadro chiaro e complessivo. Votare in questo momento sarebbe come voler anticipare l'esito di una commissione che sta per iniziare il suo lavoro e la cui importanza rischia di essere banalizzata con una mozione che di fatto ne disconosce il valore arrivando a delle conclusioni".

Da notare che l'assessore Gallera è in quota Forza Italia e che la scelta della consigliera renziana la dice lunga su quale sia l'orizzonte politico di Italia Viva.

E così Gallera, dopo il voto, ha potuto trionfalmente dichiarare che continuerà a lavorare con determinazione per la "fase 2".

In cosa consiste la determinazione di Gallera per la fase 2? Ne abbiamo avuto subito un esempio concreto. La regione prevederà test a tappeto che saranno effettuati anche dalle strutture sanitarie convenzionate (senza però che sia stato stabilito un tetto massimo di prezzo). 

Una notizia data dal Giornale di Brescia e (Business Insider) confermata informalmente anche dall'entourage di Gallera.

Il tutto sarà formalizzato in una delibera che prevede che chi risulterà positivo al test dovrà autonomamente mettersi in quarantena, avvisare il proprio medico di base, il quale lo comunicherà all'Ats che, a sua volta, inserirà il nome di quella persona nella lista di quelle che dovranno essere sottoposte al tampone per verificarne la positività alla Covid-19. Un particolare di non poco rilievo è il fatto che la lista per un tampone in Lombardia è lunghissima e già lunedì 4 maggio l'assessore Gallera - lo stesso di cui sopra - dichiarava alla stampa che al momento il tampone veniva fatto agli operatori sanitari, al personale delle Rsa, agli ospiti delle Rsa. 

Ma quei test a quelle categorie di persone non si sarebbero già dovuti fare mesi fa?