"L'assistente del presidente per gli affari di sicurezza nazionale Jake Sullivan il 23 giugno ha avuto un colloquio telefonico con il consigliere israeliano per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi. Sullivan ha espresso sincere condoglianze al popolo israeliano per l'attacco terroristico del 20 giugno da parte di Hamas, nel quale sono rimasti uccisi quattro civili israeliani in Cisgiordania. Ha sottolineato l'incrollabile sostegno dell'amministrazione [Biden, ndr] alla sicurezza di Israele, così come il suo diritto a difendere il suo popolo da Hamas, dalla Jihad islamica palestinese e da altri gruppi terroristiciSullivan ha anche espresso profonda preoccupazione per i recenti attacchi di coloni estremisti contro i civili palestinesi e la distruzione delle loro proprietà in Cisgiordania. Ha ribadito l'importanza di perseguire i responsabili di tali atti di violenza.Sullivan ha incoraggiato ulteriori misure per ripristinare la calma e ridurre le tensioni e ha invitato tutte le parti ad astenersi da azioni unilaterali, comprese le attività di insediamento, che infiammano ulteriormente nuove tensioni. Sullivan ha trasmesso la speranza degli Stati Uniti che le parti si basino sugli impegni presi durante i colloqui ad Aqaba, in Giordania ea Sharm el-Sheikh, in Egitto e si riuniscano nuovamente al più presto. Sullivan ha anche aggiornato Hanegbi su questioni regionali più ampie, compresi gli sforzi per migliorare l'integrazione di Israele nella regione, nonché l'impegno ferreo del presidente Biden che l'Iran non sarà mai in grado di ottenere un'arma nucleare. Si sono impegnati a rimanere in contatto regolare nei prossimi giorni e nelle prossime settimane". 

Questo è il resoconto della conversazione, in una nota resa pubblica ieri dalla Casa Bianca, tra il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti Jake Sullivan e il suo omologo israeliano israeliano Tzachi  Hanegbi. Perché riportarla?

Perché, tra le righe dell'ipocrisia alla base dei rapporti internazionali, si legge con palese evidenza che le politiche dell'attuale governo di Tel Aviv risultano sempre più indifendibili per l'amministrazione Biden, che ha deciso di render pubblica tutta la sua insoddisfazione.

Nonostante ciò, anche questo sabato, alcune decine di coloni israeliani armati - una settantina secondo fonti palestinesi - hanno attaccato il villaggio di Umm Safa, situato a nord di Ramallah, dando fuoco ad auto e abitazioni. Secondo i media palestinesi, diverse le case e le automobili date alle fiamme. 

Il gruppo israeliano per i diritti umani Yesh Din ha affermato che i militari israeliani presenti sul posto non hanno fatto nulla per fermare i coloni.

Mohammad Radi, un cameraman della televisione palestinese, ha dichiarato che i coloni hanno sparato contro di lui e la sua collega, Falantina Abu Hamed, mentre stavano riprendendo l'attacco al villaggio. Ha detto che un colpo di pistola ha colpito direttamente e danneggiato la loro telecamera.

Una situazione, quella attuale, alimentata dagli estremisti della destra israeliana che sostengono il governo Netanyahu.

Sempre più difficile adesso, per Biden, continuare a sostenere le posizioni di Israele, oggettivamente indifendibili, se non dai fascisti locali e dagli estremisti ebrei che mirano ad uno Stato di Israele il cui confine si estenda fino alle rive del Giordano.