In Francia, il Consiglio di Stato ha deciso ieri di sospendere il decreto anti-burkini emesso il 5 agosto scorso dal comune di Villeneuve-Loubet, nella regione delle Alpi Marittime, nel sud del paese.

Il più importante tribunale amministrativo d'oltralpe ha ritenuto che il divieto di questo tipo di "abbigliamento balneare" debba essere giustificato solo da rischi concreti per l'ordine pubblico.

Al momento questi rischi non risultano essere dimostrati e, pertanto, il sindaco non può impedire l'accesso alla spiaggia e i bagni. Compito del sindaco, sempre secondo il Consiglio di Stato, è di conciliare il mantenimento dell'ordine nel suo comune con il rispetto delle libertà garantite dalla legge. Al contrario il decreto contestato è palesemente illegale, in quanto in contrasto con le libertà fondamentali, che sono la libertà di spostamento, la libertà di coscienza e la libertà personale.

In Francia, la polemica sull'abbigliamento delle donne musulmane ha radici lontane. Già nel 2004 era stato posto il divieto di indossare il foulard islamico nelle scuole pubbliche, mentre dal 2010 è in vigore il divieto assoluto del velo integrale in pubblico. I decreti di queste ultime settimane si sono spinti oltre. Pur non citando esplicitamente il burkini, impongono di indossare sulle spiagge abbigliamenti rispettosi dei buoni costumi e della laicità. E' chiaro, comunque, l'obiettivo che intendono colpire.

Quella presa dal Consiglio di Stato è stata una decisione d'urgenza a seguito di un esposto presentato dalla Lega dei diritti dell'uomo e dal Collettivo contro l'islamofobia in Francia. Entrambe le associazioni ritenevano che questo tipo di divieto, adottato da molte città balneari francesi alla fine di luglio, rappresentasse un attentato alla libertà di coscienza e di religione.

Di contro, i sindaci dei comuni interessati tirano in ballo rischi di turbativa dell'ordine pubblico, minacciato, secondo loro, da un abbigliamento che manifesta in maniera "ostentatoria" una appartenenza religiosa. Hanno posto l'accento soprattutto sul clima di tensione creatosi sul litorale mediterraneo a seguito dell'attentato del 14 luglio a Nizza.

Il Consiglio di Stato si espresso specificatamente sul decreto del comune di Villeneuve-Loubet, ma la sua è una decisione destinata a fare giurisprudenza e ad incidere anche sugli altri comuni. Tuttavia, molti sindaci hanno dichiarato che manterranno il divieto anti-burkini, fra questi il sindaco di Nizza.

Le reazioni della politica sono state contrastanti, con la destra che invoca una legge nazionale che imponga il divieto del burkini e la sinistra che invece plaude alla decisione del tribunale amministrativo.

Secondo il primo ministro Valls, denunciare il burkini non significa assolutamente mettere in discussione la libertà dell'individuo, in quanto non si può parlare di libertà quando si opprimono le donne. E' necessario, nella parole di Valls, denunciare un islamismo mortifero e retrogrado e, comunque, il burkini non esprime un'identità religiosa, ma è l'affermazione, in pubblico, di un islamismo politico.

Cosa si è capaci di dire quando ci sono le elezioni alle porte…