Da anni è il paradigma della persona comune, genuina, pragmatica, di buon senso, rappresentativa di quanti vivono il loro quotidiano senza vincoli ideologici e di parte.

È meglio nota come la “casalinga di Voghera”, tirata in ballo ogniqualvolta ci si chieda che cosa penserebbero i comuni cittadini di eventi del loro quotidiano.

In questi giorni, ad esempio, mi sono chiesto come reagirebbe la “casalinga di Voghera” se un qualche mattacchione le proponesse di provvedere all’acquisto, il primo giorno dell’anno ed in un colpo solo, delle cibarie necessarie per nutrire la sua famiglia nei 365 giorni successivi.

Sono certo che con genuinità e simpatia la “casalinga di Voghera” scoppierebbe in una fragorosa risata.

Poi, però, con buon senso non solo rigetterebbe l’idea ma, soprattutto, non comprenderebbe perché pagare in anticipo ed in un solo giorno tutti quei cibi che potrebbe invece acquistare e pagare di volta in volta durante l’anno.

Buon senso e pragmatismo che sembrano invece difettare a docenti di economia, commentatori, pennivendoli, conduttori radiotelevisivi che, da settimane, fanno sfoggio di funamboliche capriole per sostenere che il cosiddetto contratto gialloverde, dal presunto costo di decine di miliardi, sia irrealizzabile.

Ora, che a sostenere questa tesi siano tizi maldestri come Matteo Orfini, Maurizio Martina, Ettore Rosato e piddini assortiti, disavvezzi a parlare collegando il cervello alla bocca, è giustificabile, ma che a fare loro eco siano individui celebrati per razionalità e competenze, appare quanto meno imperdonabile.

La ipotesi, paradossale ed insensata, dalla quale si muovono le disquisizioni di questi soloni della politica economica è che ci sia un d-day in cui alcuni furfanti, coperti da passamontagna gialloverdi, irrompano nei forzieri dello Stato e facciano man bassa in un solo momento di decine e decine di miliardi per realizzare in quel giorno l’intero contratto di governo.

Mi domando: possibile che a nessuno di questi illustri economisti sia sorto il dubbio che forse non basterebbero neppure i cinque anni della legislatura per realizzare tutto quel programma ?

Eppure, la “casalinga di Voghera” non esiterebbe ad affermare che le decine di miliardi di costi, presunte dai soloni dell’economia, dovrebbero essere spalmati, lei direbbe pagati a rate come minimo nei cinque anni della legislatura.

Già, ma la “casalinga di Voghera” è persona di buon senso, senza vincoli di parte ma, soprattutto, non in malafede e non deve pensare, dire e fare ciò che le dettano i soliti burattinai.

Peraltro, disporre di un programma in base al quale poter prevedere il ricorso nel tempo alle finanze pubbliche dovrebbe essere più rassicurante del fronteggiare esborsi imprevisti causati dalla improvvisazione con cui si è mosso il governo Renzi-Gentiloni.

Ricordo, ad esempio, che prima delle elezioni europee del 2014 Matteo Renzi, per ingraziarsi il voto di circa 10 milioni di italiani, decise di punto in bianco di elargire loro la mancetta elettorale di 80 euro.

Ebbene quel obolo, inventato lì per lì, è già costato alle casse dello Stato in cinque anni, dal 2014 al 2018, oltre 50 miliardi e continuerà a spillare dai conti pubblici altri 11 miliardi ogni anno, cioè più di quanto l’emerito professor Cottarelli ha ipotizzato che possa costare la revisione della legge Fornero inserita nel contratto M5S-Lega.

Ma ricordo anche gli altri 18 miliardi che, nel biennio 2014/2015, è costato alle pubbliche finanze il millantato Jobs Act che, secondo i dati ISTAT e INPS, avrebbe prodotti in Italia 186 mila posti di lavoro in più.

E come dimenticare gli oltre 20 miliardi dilapidati con il decreto salva-banche, varato in fretta e furia dal governo Gentiloni quando MPS era oramai sull’orlo del collasso, senza preoccuparsi di risarcire le migliaia e migliaia di risparmiatori truffati da quelle stesse banche?

A questo punto di certo la “casalinga di Voghera” corrugherebbe la fronte nel domandarsi: ma come mai in meno di quattro anni al governo Renzi-Gentiloni è stato permesso di scialacquare, oltre agli altri capitoli di spesa, anche questi 90 miliardi non programmati senza che gli stessi soloni della politica economica, oggi così attenti ed agguerriti, gridassero allo scandalo e si stracciassero le vesti?