"La dichiarazione fatta dal premier italiano è stata di totale impertinenza, una mancanza di rispetto. In un momento in cui speravamo che i legami Turchia-Italia potessero raggiungere un buon livello, facendo questa dichiarazione, quest'uomo di nome Draghi ha purtroppo silurato i legami esistenti.Sei arrivato dove sei essendo stato nominato, non sei stato eletto. Affinché tu possa fare tali commenti su Tayyip Erdogan, devi prima essere consapevole della tua storia [riferendosi al ventennio fascista, ndr]. Ma abbiamo visto che non lo sei".
Questa la dichiarazione odierna con cui Erdogan ha risposto all'appellativo di dittatore con cui nei giorni scorsi lo aveva definito Mario Draghi, a seguito della consapevole e ben studiata umiliazione inflitta dal presidente turco a Ursula von der Leyen durante la sua visita ad Ankara, con la complicità dell'insulso presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.
I rapporti tra Turchia e Italia, alleati Nato, erano finora stati largamente positivi, piuttosto tese, invece, le relazioni tra Ankara e l'Ue, soprattutto dopo il "presunto" fallito colpo di Stato avvenuto in Turchia del 2016. Subito dopo Erdogan mise in atto una repressione che portò all'arresto di migliaia di persone, ponendo le basi per il rafforzamento della sua "dittatura". La sua intenzione è sempre stata quella di ricreare una nuova edizione del fu impero ottomano, che si estendeva dal nord Africa al Medio Oriente, fino ad interessare la penisola balcanica, rappresentando una minacciosa presenza agli immediati confini dell'Europa centrale.
La risposta di Mario Draghi, finora, non è arrivata e quasi certamente non arriverà neppure in futuro.