Il caso Orlandi è una delle vicende più misteriose e dolorose della storia italiana. Emanuela Orlandi, una ragazza di 15 anni figlia di un funzionario vaticano, scomparve il 22 giugno 1983 a Roma, senza lasciare tracce. Da allora, la sua famiglia non ha mai smesso di cercarla e di chiedere verità e giustizia sulla sua sorte. Il fratello di Emanuela, Pietro, è stato il principale promotore di questa battaglia, che lo ha portato a incontrare diverse persone e a seguire varie piste, spesso contraddittorie o fuorvianti.

Martedì, Pietro Orlandi, accompagnato dall'avvocato della famiglia Laura Sgrò, ha avuto un incontro storico in Vaticano con il promotore di giustizia (nella Santa sede il ruolo è simile a quello di un procuratore della Repubblica italiana) Alessandro Diddi, che ha riaperto l'inchiesta sul caso Orlandi lo scorso gennaio. Parallelamente, il Parlamento italiano ha istituito una Commissione bicamerale di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori.

L'incontro è durato otto ore, durante le quali Pietro Orlandi ha potuto esporre tutto quanto di sua conoscenza e le sue ipotesi sulla scomparsa della sorella. Ha fatto nomi e cognomi di persone che potrebbero essere coinvolte o avere informazioni utili sulla vicenda, tra cui alti prelati, magistrati e agenti dei servizi segreti. Ha parlato anche di documenti che sarebbero custoditi in Vaticano e che proverebbero l'esistenza di una trattativa tra lo Stato italiano e il Vaticano per il rilascio di Emanuela, che sarebbe stata rapita da un gruppo terroristico e poi trasferita a Londra. Ha accennato anche al tema della pedofilia nella Chiesa e alla possibile connessione con il caso Orlandi.

Pietro Orlandi si è detto sereno e soddisfatto dell'incontro, sottolineando la disponibilità e la determinazione del promotore Diddi a fare chiarezza e a non fare sconti a nessuno. Ha anche apprezzato la volontà del Vaticano di collaborare con la giustizia italiana, in uno scambio reciproco di informazioni e documenti. Infine, ha espresso la speranza che questo sia l'inizio di una nuova fase nelle indagini, che possa finalmente portare alla verità su Emanuela Orlandi e alla sua famiglia.

"Sono sereno", ha detto Pietro Orlandi all'uscita. "Abbiamo parlato di tante cose... della famosa trattativa Capaldo, del trasferimento di Emanuela a Londra, di pedofilia, degli screenshot dei messaggi di cui siamo entrati in possesso. Finalmente, dopo 40 anni, ho potuto sfogarmi e ho trovato ampia disponibilità a fare chiarezza, a mettere un punto, qualunque sia la responsabilità. Mi hanno ascoltato e hanno accettato tutto quello che avevo da dire, sottolineando che auspicano la massima collaborazione con la Procura di Roma e le altre istituzioni italiane. Sono state verbalizzate tutte le mie dichiarazioni. Ho fatto i nomi delle persone che secondo me dovrebbero interrogare... anche di alti prelati come il cardinale Re che stava sempre a casa nostra e altri personaggi eccellenti. Da tre anni chiedevo di essere ascoltato. Questo è un momento importante perché a qualcosa deve portare, dopo le mie dichiarazioni ci devono essere delle risposte.Il fatto stesso che il promotore abbia ricevuto da papa Francesco e dal Segretario di Stato il compito di fare chiarezza e non fare sconti a nessuno. È significativo, se ci sono responsabilità, anche in alto, io non mi tiro indietro".