La Briefing Room della Casa Bianca ha pubblicato un paio di note in cui venivano annunciate e spiegate le sanzioni inflitte alla Russia dagli Stati Uniti in seguito alla decisione di Mosca di invadere le province separatiste del Donbass.

Le sanzioni del 22 febbraio sono da considerare una prima tranche di ulteriori sanzioni che verranno comminate nel caso in cui Mosca decida di allargare il conflitto già in atto con Kiev e che queste vengono decise in coordinamento con alleati e partner di Unione Europea, Regno Unito, Canada, Giappone e Australia. Inoltre, l'amministrazione Biden ha dichiarato di aver lavorato con la Germania per garantire che il gasdotto Nord Stream 2 non faccia progressi. A dire il vero, il Nord Stream 2 è stato completato ormai da mesi, ma per motivi burocratici finora non era ancora entrato in funzione. Quindi, il blocco del Nord Stream 2 non cambia assolutamente nulla rispetto a scenari precedenti.

Invece non sarà così per due grandi istituzioni finanziarie russe di proprietà statale che forniscono servizi chiave cruciali per il finanziamento del Cremlino e dell'esercito russo: Vnesheconombank e Promsvyazbank e le loro sussidiarie. Collettivamente, queste istituzioni detengono più di 80 miliardi di dollari di asset e finanziano il settore della difesa e lo sviluppo economico della Russia. I loro beni negli Stati Uniti saranno congelati e nessun americano (privato o azienda) potrà effettuare con loro qualsiasi tipo di transazione.

Inoltre, alla Russia viene impedito di accedere ai mercati finanziari per utilizzare il proprio debito sovrano per raccogliere fondi.

Le sanzioni prendono di mira anche i beni di Aleksandr Bortnikov (e suo figlio Denis), Sergei Kiriyenko (e suo figlio Vladimir) e Petr Fradkov, CEO di Promsvyazbank, in quanto queste persone, così come i loro parenti beneficiano direttamente dei loro legami con il Cremlino. Altre persone della élite russa e i loro familiari sono state informate che potrebbero essere intraprese sanzioni contro di loro.

Inoltre il Segretario del Tesoro ha anticipato che qualsiasi soggetto che operi nel settore dei servizi finanziari dell'economia della Federazione Russa potrà essere colpito da nuove sanzioni.

Le sanzioni Usa si affiancano a quelle europee riassunte ieri da Bruxelles e a quelle britanniche, ritenute però troppo morbide dai partiti di opposizione al governo Johnson.

Mosca, dal proprio versante, ricorda agli europei quanto siano ricattabili sul fronte dell'energia. In Italia, chi utilizza il Tap anche a livello politico per dimostrare quanto quel gasdotto ci protegga in parte dalla dipendenza da Mosca non fa i conti con il fatto che l'Azerbaigian, Paese da cui proviene il gas di quel gasdotto, fa ciò che dice e vuole Mosca, come ha chiaramente dimostrato la convocazione di ieri al Cremlino del presidente azero Ilham Aliyev, i cui contorni sono ben evidenti in questa nota ufficiale.

Intanto, sul fronte militare la situazione si fa sempre più preoccupante.

La Nato ha dichiarato che la Russia sta intensificando l'arrivo di nuovi contingenti sia al confine orientale che a quello settentrionale dell'Ucraina, facendo intendere che è molto probabile che il conflitto possa allargarsi all'intera nazione. 

Inoltre, Mosca ha specificato che il riconoscimento delle province separatiste del Donbass riguarda l'intero territorio che caratterizza tali province. Fino ad ora, il territorio sotto il controllo dei ribelli filorussi era solo di circa un terzo, mentre la restante parte è controllato dall'esercito di Kiev che continua a registrare attacchi di artiglieria lungo tutta la linea del cessate il fuoco indicata dal Protocollo di Minsk, di cui Putin ha detto di aver fatto carta straccia. Secondo il ministero della Difesa ucraino, solo ieri, il proprio esercito ha registrato 96 violazioni del cessate il fuoco commesse dalle forze di occupazione russe, 81 delle quali utilizzando armi vietate dagli accordi di Minsk.

Questa mattina, Kiev, che ha dichiarato lo stato di emergenza per i prossimi 30 giorni, invitando i cittadini ucraini che vivono in Russia a lasciare immediatamente quel Paese (si ritiene che siano fino a tre milioni gli ucraini che vivono in Russia), mentre ha iniziato a richiamare i riservisti ritenendo ormai imminente l'ingresso della Russia anche nel territorio non controllato dai separatisti.