Il conflitto in Ucraina, ormai giunto al giorno 1.144, continua a rappresentare una delle crisi più gravi del nostro tempo, infliggendo pesanti conseguenze non solo sulle popolazioni coinvolte, ma anche sulla stabilità geopolitica dell’intera regione.

Mentre il mondo osserva con apprensione, l’inviato americano Steve Witkoff si è recato per la terza volta in due mesi in Russia, un segnale di tentativi diplomatici che, sebbene lodevoli, sembrano lontani dall’approdare a risultati concreti.

Durante un vertice di oltre quattro ore, il presidente russo Vladimir Putin ha discusso con Witkoff le possibili strade per affrontare la crisi ucraina. Tuttavia, le dichiarazioni del portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, hanno fatto eco a una realtà inquietante: “Non ci sono svolte immediate all’orizzonte”. È evidente che la strada verso un cessate il fuoco è costellata di ostacoli, e le parole di Zelensky, che ha descritto l’atteggiamento di Mosca come una “negazione della diplomazia”, risuonano come un monito su come la pace sia ancora un miraggio.

La situazione sul campo rimane tesa. Il ministero della Difesa russo accusa le forze ucraine di attacchi contro infrastrutture energetiche, un’escalation che ha colpito le regioni di Zaporizhzhia e Lugansk (sotto controllo di Kiev), così come le aree russe di Kursk e Bryansk. Le cifre parlano chiaro: 7.250 persone hanno subito interruzioni dell’elettricità.

A rendere il quadro ancor più complesso è la minaccia di nuove sanzioni da parte degli Stati Uniti, con Donald Trump che potrebbe intervenire in caso di mancato accordo sul cessate il fuoco entro fine aprile. Questa potenziale dinamica interna statunitense introduce un ulteriore fattore di instabilità, facendo sorgere interrogativi su come le scelte politiche americane possano influenzare l’andamento del conflitto. Intanto, il vice capo del ministero degli Esteri russo, Andrei Rudenko, ha smentito come infondata la presenza di militari cinesi tra le forze russe.

Secondo indiscrezioni riprese da media statunitensi Witkoff avrebbe offerto a Putin il riconoscimento dell'annessione degli oblast di  Zaporizhzhia, Kherson, Donetsk e Luhansk in cambio della fine del conflitto. Non è chiaro però se ne abbia parlato prima con Zelensky!