Difficile affermare se ciò che il Pd dice riguardo il mancato finanziamento da parte di alcuni parlamentari 5 Stelle al fondo Microcredito dedicato allo sviluppo di imprese sia solo frutto della propaganda. Se così non fosse, ci sarebbe allora da preoccuparsi per le condizioni intellettive di molti degli esponenti di quel partito, a partire da Renzi.

Il segretario del Pd ha paragonato la vicenda che ha visto protagonisti in negativo i 5 Stelle a quella di Bettino Craxi che dava del ladro a Mario Chiesa. Mario Chiesa intascava tangenti per assegnare appalti, Bettino Craxi intascava soldi per il partito e, secondo Di Pietro, anche per sé.

Come sia possibile mettere a raffronto la vicenda legata a tangentopoli con quella legata ai mancati bonifici dei deputati grillini è un mistero! Lo scrive persino l'immancabile Mario Lavia sull'ex Unità: "Nulla che confligga con la legge, e infatti nessuno chiede processi in tribunale."

E allora quale sarebbe il problema? Che la scorrettezza dei parlamentari che non hanno versato i soldi fosse un "sistema" e che Luigi Di Maio - definito "il capo politico, l’uomo forte, il Delfino, il number one (!) - non poteva non sapere.

In ogni caso, "delle due l’una: può essere che sia uno che viva in un mondo autoreferenziale, ma allora sarebbe pericoloso affidargli non dico il Paese ma persino un condominio. O può darsi che egli sapesse, e ha taciuto, ha coperto. Finché è stato possibile. Fino a quando gli odiati giornalisti non hanno fiutato qualcosa e la palla di neve è diventata valanga. In questo caso, ci troveremmo di fronte a un super-mariuolo."

Pur ammettendo che la fiducia per i propri parlamentari non doveva, da parte dei 5 Stelle, essere considerata l'unico metro per la loro correttezza e che, pertanto, delle procedure di verifica e controllo sarebbero state opportune, non si capiscono però logica e spiegazioni del resto della tesi di Lavia.

Inoltre, martedì, sul blog del Movimento, lo stesso Di Maio ha fatto sapere, in relazione alla vicenda, di aver verificato insieme a Filippo Roma de Le Iene che aveva fatto conoscere la notizia tutti i bonifici da lui effettuati al fondo del Microcredito per un totale di oltre 150.000 euro, certificati dal direttore della banca. In 5 anni di legislatura, Di Maio ha rinunciato a più di 370.000 euro, comprese le indennità aggiuntive da vice presidente della Camera.

Inoltre, facendo leva sulla questione di principio, Pd e stampa che ne supporta le sorti si dimentica di ricordare che nel fondo per il microcredito creato dai 5 Stelle ci sono oltre 23 milioni di euro... per la sola parte devoluta dai parlamentari.

Infine, al Pd nessuno ricorda che se i suoi parlamentari avessero avuto la stessa "filosofia" dei 5 Stelle riguardo allo stipendio da parlamentare, la voragine da oltre 10 milioni di euro creata dal duo Renzi Bonifazi nei conti del partito avrebbe potuto essere ripianata nel giro di 12 mesi, salvando così cassa integrazione e, probabilmente, il posto di lavoro ai propri dipendenti.

Da una parte i 5 Stelle hanno creato occupazione, ma dovrebbero essere considerati "mariuoli", mentre dall'altra, il Pd che crea disoccupazione deve essere considerato un partito responsabile. Così si ragiona in Italia!