Lo strumento delle primarie, propagandato e giustamente, come democratico sembra non riesca ad esserlo e neppure a diventarlo per il PD, partito che democratico lo è, o almeno dovrebbe esserlo, per definizione.

Il risultato di Napoli, nonostante il grande impegno dei vertici locali e nazionali del PD nel cercare di spegnere sul nascere il focolaio d'incendio, è divampato con tutta la violenza, mediatica, che meritava.

Guerini e Orfini avevano minimizzato il filmato con cui si pagava l'iscrizione alla votazione invitando i passanti ad esprimere il loro consenso per Valeria Valente. Tutto questo avveniva davanti ai seggi e senza neppure nasconderlo.
Per i due dirigenti del PD i risultati ottenuti erano validi. Quelli registrati nel filmato erano solo casi isolati di irregolarità che non potevano inficiare l'elezione della Valente.
Una tesi alquanto curiosa che ha lasciato perplessi molti, poiché il risultato finale ha visto prevalere Valeria Valente, candidata renziana, per poco meno di 500 voti.

E perplesso lo era e lo è anche chi dalla Valente è stato sconfitto, Antonio Bassolino che, dopo qualche ora di riflessione, ha deciso di appellarsi al comitato di garanzia chiedendo l'annullamento del voto nei seggi, cinque, dove è stato registrato lo scambio di denaro.

Ma oltre al video già conosciuto, ne è apparso un'altro, anch'esso registrato dal sito fanpage, che mostra noti esponenti del centrodestra, davanti ai seggi del PD. Uno di questi, oltre a dare un euro per esprimere il voto, è stato anche registrato tra i rappresentanti del comitato elettorale di Valeria Valente durante i festeggiamenti dopo la comunicazione dell'esito della consultazione.

Ma i guai del PD non finiscono qui. Anche Roma, nelle ultime ore, è riuscita ad ottenere il centro della ribalta. Già i risultati finali non erano stati così brillanti ed Orfini lo aveva spiegato perché stavolta il voto non era stato inquinato da rom e capibastone (sic!).

Ma le schede reali devono essere sembrate davvero poche, tanto che «tra la notte di domenica e il pomeriggio di lunedì [qualcuno del partito] ha gonfiato virtualmente le schede bianche e le nulle. Per fare aumentare l’affluenza, per non far vedere che stavamo di poco sopra i 40mila ma molto più vicini ai 50mila votanti. Insomma, per evitare ulteriore accanimento sul flop. Quando poi lunedì pomeriggio i presidenti dei municipi hanno pubblicato sui social network i dati dei rispettivi spogli abbiamo capito l’errore. Anzi il boomerang».
Questo è quanto ha pubblicato Il Messaggero, attribuendo la dichiarazione ad un dirigente nazionale del PD.
Il numero di schede "false" si aggirerebbe intorno alle 4000.

Visto l'ennesimo caos, ormai certificato e non più negabile, è opportuno che il PD chieda in Parlamento una legge che possa regolamentare lo svolgimento delle primarie, in modo che ci siano regole certe e che la fiducia dei cittadini che, incredibilmente, ancora credono alla politica venga in qualche modo tutelata.