«Come previsto gli attacchi di PD e Forza Italia sono tutti concentrati sulla mia persona e non sul mio operato. C’è ancora tanto da fare per rimettere al centro gli interessi dei cittadini dopo anni di malapolitica, ma sono orgoglioso di quello che ho realizzato come Ministro e che abbiamo portato avanti come Governo. Grazie a tutti quelli che oggi mi hanno rinnovato la loro fiducia in aula».

Così il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli, ha commentato il risultato a lui favorevole della votazione al Senato sulle due mozioni presentate da Forza Italia e Partito Democratico che ne chiedevano la sfiducia.

In realtà, però, le opposizioni anche nel merito sono entrate quando il capogruppo Pd, Marcucci, dopo aver concluso il suo intervento, si è avvicinato ai banchi del Governo per consegnargli un documento con l'elenco delle 600 opere che lui ha bloccato.

Anche i deputati Pd hanno cercato di far capire al ministro che il foglio che gli veniva presentato riguardava i contenuti del suo operato, tanto che gli hanno persino urlato: "Prendilo, cretino!"

E Toninelli si è pure dimenticato di ciò per cui un suo ex collega di movimento, Gregorio De Falco, lo ha rimproverato: l'essersi appiattito sulle posizioni di Matteo Salvini in relazione alla gestione dei porti che, al contrario, dovrebbero essere di sua competenza in qualità di ministro delle Infrastrutture.

Due erano le mozioni di sfiducia nei confronti di Toninelli e due sono state le votazioni. La mozione del Pd è stata bocciata con 102 Sì (Pd e Fi), 19 astenuti, tra cui il gruppo di Fratelli d’Italia, e 159 No. Al voto sulla mozione di sfiducia presentata da Fi, i No sono stati 157, 110 i Sì e 5 gli astenuti.

Ed i numeri a ben guardare non sono proprio così "strabilianti", a riprova delle difficoltà del Governo. Lo ha fatto notare il senatore di FdI, Ignazio La Russa, nel suo intervento: «Il Governo merita nel complesso la sfiducia. Infatti ieri, senza il voto di Fratelli d’Italia e di Forza Italia, il Governo sarebbe caduto non avendo raggiunto il numero prescritto di senatori per accogliere la proposta della Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari.

È così. Contate i numeri. I numeri sono numeri. Non siete arrivati a 161, c’è poco da fare. Non avete più i numeri per governare. Questa è la realtà. Questa è oggi la realtà di questa Assemblea. Mi auguro che presto l’Italia possa avere un Governo che non abbia bisogno di soccorsi tricolori per esistere».


Ulteriore testimonianza delle attuali difficoltà presenti tra i "contraenti del cambiamento" è stata l'assenza ai banchi del Governo, notata da tutti, dei ministri leghisti durante il dibattito di stamani. Solo al momento delle votazioni sono arrivati Gianmarco Centinaio e Giulia Bongiorno. Ma solo perché il senatore Marcucci lo aveva sottolineato durante il suo intervento: «Signor Ministro, lei si ricorda come ha cominciato? Ha cominciato con l’intervista in televisione di un sottosegretario leghista (Siri, ndr) che non sapeva chi fosse il suo ministro. Quel sottosegretario che oggi non è al suo fianco, come non c’è il ministro Salvini. I Ministri che sono al banco sono solo del Movimento 5 Stelle. Sarà un dato casuale? Signor Ministro, se lo domandi».