Per capire come possa essere sintetizzato, e pertanto descritto, il fascismo − come movimento, ideologia e regime − sono utili i seguenti punti che ne riassumono il carattere, ripresi dalla Treccani:

1) un movimento di massa, con aggregazione interclassista ma in cui prevalgono, nei quadri dirigenti e militanti, i ceti medi, in gran parte nuovi all'attività politica, organizzati in un partito milizia, che fonda la sua identità non sulla gerarchia sociale e la provenienza di classe ma sul senso del cameratismo, si ritiene investito di una missione di rigenerazione nazionale, si considera in stato di guerra contro gli avversari politici e mira a conquistare il monopolio del potere politico, usando il terrore, la tattica parlamentare e il compromesso con i gruppi dirigenti, per creare un nuovo regime, distruggendo la democrazia parlamentare; 

2) un'ideologia a carattere "antideologico" e pragmatico, che si proclama antimaterialista, antindividualista, antiliberale, antidemocratica, antimarxista, tendenzialmente populista e anticapitalista, espressa esteticamente più che teoricamente, attraverso un nuovo stile politico e attraverso i miti, riti e simboli di una religione laica istituita in funzione del processo di acculturazione, di socializzazione e d'integrazione fideistica delle masse per la creazione di un "uomo nuovo"; 

3) una cultura fondata sul pensiero mitico e sul senso tragico e attivistico della vita concepita come manifestazione della volontà di potenza, sul mito della giovinezza come artefice di storia, e sull'esaltazione della militarizzazione della politica come modello di vita e di organizzazione collettiva; 

4) una concezione totalitaria del primato della politica, concepita come esperienza integrale, per realizzare la fusione dell'individuo e delle masse nell'unità organica e mistica della nazione, come comunità etnica e morale, adottando misure di discriminazione e di persecuzione contro coloro che sono considerati al di fuori di questa comunità perché nemici del regime o perché appartenenti a razze considerate inferiori o comunque pericolose per l'integrità della nazione; 

5) un'etica civile fondata sulla dedizione totale alla comunità nazionale, sulla disciplina, la virilità, il cameratismo, lo spirito guerriero; 

6) un partito unico che ha il compito di provvedere alla difesa armata del regime, selezionare i quadri dirigenti e organizzare le masse nello stato coinvolgendole in un processo di mobilitazione permanente, emozionale e fideistica; 

7) un apparato di polizia che previene, controlla e reprime, anche con il ricorso al terrore organizzato, il dissenso e l'opposizione; 

8) un sistema politico ordinato per gerarchie di funzioni nominate dall'alto e sovrastate dalla figura del "capo", investito di sacralità carismatica, che comanda, dirige e coordina le attività del partito e del regime; 

9) un'organizzazione corporativa dell'economia che sopprime la libertà sindacale, amplia la sfera di intervento dello stato e mira a realizzare, secondo principi tecnocratici e solidaristici, la collaborazione dei "ceti produttori" sotto il controllo del regime, per il conseguimento dei suoi fini di potenza, ma preservando la proprietà privata e la divisione delle classi; 

10) una politica estera ispirata al mito della potenza e della grandezza nazionale, con obiettivi di espansione imperialista.


Quanti dei punti sopra elencati si ritrovano nella retorica sovranista di cui Matteo Salvini è il principale rappresentante!

Coloro che si ostinano a dichiarare che la Lega di Salvini è un partito "normale" da non poter accostare al fascismo, allora dovrebbero raffrontare ciò che finora ha detto e fatto il senatore leghista per promuovere se stesso e i candidati del suo partito.

Che la storia si ripeta è un fatto. Naturalmente non si ripete riproponendo in fotocopia ciò che è accaduto in passato, perché la società si evolve e si evolvono costumi e abitudini. Però il passato spesso si riadatta ai cambiamenti culturali e sociali e si ripresenta con altre formule e con altri interpreti, conservando però lo stesso spirito, le stesse finalità.

Così ecco affacciarsi di nuovo il capo che dispone e provvede. Il capo che nella sua onnipotenza e magnanimità "mette a posto" le cose, sconfiggendo non più gli avversari politici, ma i nemici che lui stesso ha creato - mistificando e falsando la realtà - e offerto in pasto al popolo. 

Popolo che adesso si crede finalmente rappresentato dal suo nuovo capo, che si definisce per l'appunto populista, mentre non solo preserva la proprietà privata, ma anche la divisione delle classi. 

Il capo che parla di sicurezza, che serve però a coprire e smerciare l'ordine e la disciplina con cui vuole progressivamente imbavagliare chiunque gli si opponga. 

Il capo che non può sbagliare e a cui non si può non obbedire perché investito della "sacralità carismatica" garantita dal buon Dio e dal cuore immacolato di Maria a cui lui giornalmente si appella, protetto poi dal rosario che porta sempre con sé... almeno quando lo deve esibire in pubblico.

E tutto questo, naturalmente, senza dimenticare di organizzare le masse "coinvolgendole in un processo di mobilitazione permanente, emozionale e fideistica".


Matteo Salvini, domenica 26 gennaio, dice di voler liberare l'Emilia Romagna perché, da lunedì prossimo, il suo intento sarà quello di liberare l'Italia.

È evidente che un personaggio del genere va fermato finché le regole democratiche lo consentono. Il voto in Emilia faccia da argine al fascismo riproposto in salsa leghista da Matteo Salvini e dai sovranisti da lui rappresentati. Che una parte della cosiddetta intellighenzia (intelligencija) non lo capisca o, per interesse, faccia finta di non capirlo poco importa, ma la realtà è molto semplice: fermare Salvini significa fermare il fascismo.