«Per il Parco del Circeo così come per tutti gli altri parchi stiamo procedendo alle nuove nomine dei presidenti, come ampiamente annunciato. Stiamo valutando decine di curricula e la logica per la scelta e per procedere alla nomina è una sola: la massima competenza unita al massimo rigore.

Non accetteremo diktat e respingeremo i tentativi di far nominare persone non adeguate a questo ruolo così importante e delicato. Stiamo avviando un confronto positivo con le Regioni, con le quali firmare l’intesa, le realtà territoriali, le comunità Iocali, gli ambientalisti. I Parchi sono da tutelare e proteggere e sono un patrimonio essenziale per tutto il Paese. La politica ha il compito di nominare i migliori presidenti per la loro gestione.

I partiti devono restarne fuori.»


Questa la strana e incomprensibile dichiarazione rilasciata quest'oggi dal ministro dell'Ambiente, in quota 5 Stelle, Sergio Costa. Strana e incomprensibile, perché Costa non ha spiegato i motivi che stanno dietro. Cerchiamo allora di far luce al riguardo.

Mercoledì, al Senato, si è riunita per la 45.esima vola la 13.esima Commissione permanente che ha in carico di occuparsi di territorio, ambiente e beni ambientali. Tra le questioni all'ordine del giorno, vi era la nomina del presidente dell'Ente parco nazionale del Circeo, per la quale il ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare, Segio Costa, aveva indicato il generale Antonio Ricciardi.

La proposta è stata però respinta con 13 voti contrari - gli altri sono stati 7 a favore e 2 gli astenuti - tra cui quelli della Lega. Da capire quale sia l'interesse della Lega sul Circeo e, soprattutto, per quale motivo abbia respinto la richiesta pervenuta da un ministro del proprio Governo.

In ogni caso, l'ira di Costa è adesso spiegata ed è anche spiegato nei confronti di chi era rivolta: la Lega, il partito alleato di Governo.


Ironicamente, mentre i "suoi" senatori dicevano no ad una richiesta dell'alleato 5 Stelle, il ministro dell'Interno, in un comizio in Sardegna, dichiarava che "un Paese non può crescere con i no"!

Salvini si riferiva alla Tav Torino-Lione: "Aspetto i risultati dell’analisi costi-benefici, ma confermo che l’Italia ha bisogno di strade, porti, ferrovie. Preferirei completare un’opera iniziata piuttosto che fermarla".

Quindi, come questi fatti e queste dichiarazioni dimostrano, il matrimonio tra leghisti e pentastellati è tutt'altro che zucchero e miele. Inoltre, quanto accaduto in Commissione al Senato può essere classificato come messaggio diretto ai vertici dei 5 Stelle per ricordar loro che la Lega non è disposta ad avere e, soprattutto, a dare l'immagine di un suo ruolo di sudditanza all'interno del Governo.

Senza dimenticare che, in base a quanto annunciato dai due vicepremier nei giorni scorsi, giovedì dovrebbe esser licenziato il decreto relativo a quota 100 e reddito di cittadinanza, all'interno del quale Salvini pretendeva fossero inclusi due provvedimenti che, a suo dire, mancavano rispetto a quanto invece concordato.