Alle elezioni dello scorso aprile Benjamin Netanyahu e Benny Gantz hanno ottenuto ciascuno 35 seggi. Netanyahu, leader del partito vincente (Likud) con qualche migliaio di voti in più, non è però riuscito a formare una coalizione di governo ed il 30 maggio la Knesset ha votato a favore dello scioglimento per impedire che Benny Gantz, leader di Blu e Bianco, potesse essere designato primo ministro.

Le nuove elezioni per eleggere i 120 parlamentari del Parlamento di Israele che rimarranno in carica per 4 anni si terranno martedì 17 settembre.

Perché questa premessa? Perché ieri Netanyahu ha dichiarato che, nel caso martedì prossimo ottenga alle elezioni la maggioranza dei voti, annetterà ad Israele la Valle del Giordano e il nord del Mar Morto, un'area che dovrà comprendere i soli insediamenti dei coloni ebraici, escludendo pertanto Gerico perché, ha specificato, "nemmeno un singolo palestinese sarà annesso".

Netanyahu ha poi aggiunto anche che il piano di pace dell'amministrazione Trump, che secondo lui diverrà esecutivo dopo le elezioni, avrebbe fornito una "opportunità storica" per l'annessione della Cisgiordania.

È quasi inutile dire che tali dichiarazioni, fatte per far veicolare sul Likud i consensi degli estremisti della destra più reazionaria, siano state accolte nel versante palestinese con rabbia e sconcerto. Il Likud, nei sondaggi, è dietro il partito Blu e Bianco di Benny Gantz e, per tale motivo, Netanyahu - come si dice in questi casi - sta raschiando il barile per tentare di recuperare terreno negli ultimi giorni prima del voto.

Proteste sono giunte da Giordania, Qatar e Arabia Saudita, oltre ai ministri degli Esteri della Lega araba.

Il presidente dell'ANP, Mahmoud Abbas, ha poi dichiarato che tutti gli accordi firmati con Israele sarebbero decaduti in caso di annessione da parte dello Stato ebraico di qualsiasi parte dei territori palestinesi occupati nel 1967.

Nel frattempo, Hamas continua ad accompagnare il tour elettorale di Netanyahu con razzi che vengono lanciati da Gaza per il secondo giorno consecutivo, mentre  gli Usa ancora devono decidere come affrontare la questione Iran, legata a doppio filo con Israele, che ha causato il licenziamento (o le dimissioni?) del superfalco Bolton. Giorni di alta tensione in medioriente.