Lunedì, alla vigilia del voto sull'accordo da lei stipulato con l'Ue sulle modalità di uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, Theresa May si è presentata ai parlamentari britannici dicendo loro che martedì non ci sarebbe più stato alcun voto sulla Brexit.

La decisione presa per motivi pratici, per evitare un no che avrebbe potuto avere conseguenze anche sulla continuità del suo Governo, è stata giustificata dalla May con l'intenzione di chiedere all'Europa di rivedere la parte di accordo che riguarda gli scambi commerciali tra Irlanda e Irlanda del Nord.

È il cosiddetto "backstop", una clausola che, teoricamente, manterrebbe la Gran Bretagna in un'unione doganale con l'UE in assenza di un modalità alternativa che possa evitare i controlli di frontiera tra le due Irlande. Secondo molti parlamentari della maggioranza, tale clausola potrebbe costringere la Gran Bretagna a rimanere vincolata alle regole dell'Unione indefinitamente.


Già ieri il presidente del Consiglio europeo Tusk aveva escluso qualsiasi possibilità di rinegoziare il trattato sulla Brexit. Questa mattina, anche il presidente della Commissione Juncker ha ribadito il concetto, mentre la May ha cercato per la propria causa il sostegno del primo ministro olandese Mark Rutte, incontrato oggi a L'Aia. Rutte, che ha definito il dialogo "utile" incontrerà nei prossimi giorni la cancelliera tedesca Angela Merkel a Berlino, anche se il ministro degli Affari europei della Germania, Michael Roth, ha già definito impossibili modifiche sostanziali all'accordo già raggiunto.


Juncker, nel suo intervento odierno davanti al Parlamento europeo riunito a Strasburgo, ha detto di essere rimasto stupito dalla decisione della May, "perché ci eravamo messi d'accordo con il governo britannico il 25 novembre.

Vedrò il primo ministro Theresa May stasera - ha proseguito il presidente della Commissione Ue - e devo dire qui, come ho già fatto in passato, che questo accordo è il miglior accordo possibile: non c'è nessun margine per una rinegoziazione.

Il grosso problema è il backstop, la clausola di salvaguardia per l'Irlanda. Questa clausola mantiene l'Irlanda del Nord nel mercato unico e il resto del Regno Unito nell'Unione doganale dell'Ue, per evitare il ripristino di una frontiera rigida con la Repubblica d'Irlanda, fino a quando non sarà negoziato un futuro accordo bilaterale migliore fra Londra e l'Unione.

Ma nel Parlamento britannico, sia i duri della Brexit che le forze favorevoli a un secondo referendum o a restare nel mercato unico dell'Ue, sia gli unionisti nord irlandesi criticano duramente il fatto che Londra non potrà mai porre termine unilateralmente al backstop, ma dovrà dipendere dalla decisione unanime dei Ventisette.

Abbiamo una comune determinazione a non utilizzare il backstop, ma dobbiamo prepararlo comunque, perché dobbiamo essere nelle condizioni di proteggere l'Irlanda. L'Irlanda non deve essere mai lasciata sola."


La mossa della May è pressoché disperata, una missione quasi impossibile. L'unica possibilità di ottenere dall'Europa qualcosa in più di quanto pattuito con il precedente accordo siglato il 25 novembre è un documento di buoni propositi che indichi la clausola di backstop come risorsa estrema... risorsa che l'Europa applicherebbe solo come ultima ratio. Ma un documento del genere che non rivedrebbe di una virgola l'accordo già sottoscritto e non offrirebbe alcuna garanzia concreta al Regno Unito come potrebbe far cambiare parere ai parlamentari critici su quanto la May ha concordato con l'Ue?