La fornitura di bombe a grappolo e pure di munizioni all’uranio impoverito da parte degli USA e di altri Paesi occidentali, Regno Unito in primis, presta il fianco a rilievi di carattere giuridico e non soltanto politico.
Sebbene Londra abbia rinunciato a dare a Kiev i suoi proiettili all’uranio, resta l’amarezza per un conflitto in cui il livello delle armi usate cresce gradualmente di pericolosità grazie al supporto attivo dei Paesi liberi e democratici.
A farne le spese sarà sempre la popolazione ucraina: il terreno sui cui vive sarà ancora per un certo tempo infestato da mine antiuomo e altre amenità. E i trattati internazionali possono fare ben poco: anzi, senza la possibilità di essere effettivamente applicati sono carta straccia. Lo sono nello stesso momento in cui le grandi potenze, USA in primis, non li firmano o non li ratificano.
Oppure li rispettano a seconda della convenienza contingente. Lo spiega bene il professor Gianluca Ruggiero, docente di diritto penale dell’Università del Piemonte Orientale, che in un’intervista illustra anche i risvolti politici delle leggi anti-terrorismo approvate in Italia e in America negli ultimi anni.
Che fare poi con quei soggetti appartenenti alle formazioni etichettate come terroristiche (vedasi oggi la Wagner in Gran Bretagna), una volta che il conflitto sarà terminato? Chi processerà chi e soprattutto in base a quali leggi e con l’accusa di quali crimini esattamente? Sono domande a cui rispondere in modo giuridicamente preciso non è in questo momento facile come sembra.