Il 24 luglio 2024, il Primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha tenuto uno storico discorso al Congresso degli Stati Uniti a Washington D.C. Nella prolusione egli ha subito dichiarato: “Ci troviamo, oggi, ad un crocevia della storia. Il nostro mondo è in subbuglio. In Medio Oriente, l’asse del terrore iraniano affronta l’America, Israele ed i nostri amici arabi. Non si tratta di uno scontro di civiltà. È uno scontro tra barbarie e civiltà. È uno scontro tra chi glorifica la morte e chi santifica la vita.”

Immediatamente dopo il Primo ministro ha posto una comparazione rilevante tra date storiche citando la ben famosa dichiarazione del discorso del Presidente Franklin Delano Roosevelt seguita all’attacco di Pearl Harbour: “Come il 7 dicembre 1941 e l’11 settembre 2001, il 7 ottobre è un giorno che vivrà per sempre nell’infamia: a day that will forever live in infamy...”. 

Netanyahu ha così iniziato a descrivere alcuni dei tanti orrori commessi da Hamas contro Israele il 7 ottobre ricordando anche Noa Argamani, una tra i 135 ostaggi messi in salvo dalle forze dell’esercito israeliano che si trovava in quel momento nell’auditorio del Congresso accanto alla moglie del Primo ministro. Alle parole di Netanyahu ha fatto seguito un applauso, uno dei tanti che hanno accompagnato il suo discorso. Altri ostaggi liberati erano in quel momento presenti nella sala insieme alle famiglie americane di coloro già detenuti da Hamas. Nel pubblico si trovavano anche alcuni soldati coinvolti dall’attacco del 7 ottobre che, nei rispettivi casi, hanno perso un braccio o una gamba rendendo tangibile il dramma e la tragedia della violenza e della guerra. 

Netanyahu ha anche manifestato le sue giuste perplessità sullo stato corrente della socialità in una domanda che ci si pone in molti, ossia com’è possibile che vi siano, al momento, dei manifestanti che scelgono di porsi acriticamente dalla parte di Hamas? Egli ha risposto come segue: “La chiarezza inizia conoscendo la differenza tra il bene e il male. Eppure, incredibilmente, molti manifestanti anti-Israele scelgono di stare dalla parte del male. Stanno con Hamas. Stanno con gli stupratori e gli assassini. Stanno con persone che sono entrate nei kibbutzim, in una casa, i cui genitori hanno nascosto i bambini, i due neonati, in soffitta, in una soffitta segreta. Hanno ucciso la famiglia, hanno poi trovato il chiavistello segreto della soffitta nascosta ed hanno ucciso i bambini. Questi manifestanti sono al loro fianco. Dovrebbero vergognarsi”. Il Primo ministro ha anche aggiunto una considerazione essenziale su questa gente che si pone dalla parte dell’orrore fingendo un’umanità che, evidentemente, non può possedere: “Si rifiutano di fare la semplice distinzione tra chi prende di mira i terroristi e chi i civili, tra lo Stato democratico di Israele ed i teppisti terroristi di Hamas.”

Netanyahu ha anche parlato di scambi avuti con il direttore dell’intelligence nazionale degli Stati Uniti (U.S. director of national intelligence), da cui si apprende che è proprio “l’Iran a finanziare e promuovere le proteste anti-Israele in America.”

Al tempo stesso ben10 senatori e 27 deputati hanno scelto di non partecipare al discorso del Primo ministro, tra questi anche l’ex candidato alla presidenza Bernie Sanders, la Senatrice Elizabeth Warren e Nancy Pelosi. La vicepresidente Kamala Harris che, per dovere istituzionale avrebbe dovuto sedere dietro Netanyahu, si è rifiutata di presenziare: un segno molto grave e di grande irresponsabilità politica che depone molto male per il futuro candidato presidenziale dei Democratici. Del gruppetto detto “The Squad” erano assenti soggetti come Ilhan Omar o Alexandra Ocasio-Cortez che fanno costantemente parlare le cronache, ma ha partecipato Rashida Tlaib, la prima donna eletta in Congresso che si attribuisce il titolo di “palestinese”, ed uno dei personaggi inquietanti della politica americana contemporanea. La signora Tlaib è rimasta seduta per tutto il tempo con un volto infuocato dall’odio, lo stesso odio che viene portato nelle aule universitarie e nelle strade, ferma come un macigno: un sasso dal cuore di pietra. La congresswoman Tlaib, per spettacolarizzare la sua presenza in aula, si è portata una paletta da ping pong su cui, da un lato, vi era scritto “war criminal” e, dall’altro, “guilty of genocide”, ossia “criminale di guerra” e “colpevole di genocidio”. L’esatto contrario della compostezza di Noa Argamani, detenuta per 245 giorni nei quali è stata persino deprivata della luce del giorno da Hamas. Il giorno precedente Bernie Sanders, non minus stultum quam impium, aveva annunciato la sua assenza e lamentato l’invito di Netanyahu invocando un linguaggio affine a quello di Rashida Tlaib. La tragedia di quest’epoca è che gente di tal fatta affolli gli scranni politici.

Indirettamente il Primo ministro Netanyahu ha risposto anche a costoro dicendo: “così come per secoli sono state gettate menzogne maligne contro il popolo ebraico, ora vengono lanciate menzogne maligne contro lo Stato ebraico. Le oltraggiose calunnie che dipingono Israele come razzista e genocida hanno lo scopo di delegittimare Israele, di demonizzare lo Stato ebraico e di demonizzare gli ebrei ovunque. E non c’è da stupirsi se abbiamo assistito ad un aumento spaventoso dell’antisemitismo in America e nel mondo”. La cultura ebraica il cui centro è oggi in Israele è, alla sua radice, una cultura del senso ed è allora nell’ordine delle opposizioni del mondo che trovi un avversario feroce nella stoltezza, nella malvagità e nell’insensatezza.

Nel discorso al Congresso Netanyahu ha anche citato una fonte esterna, ossia il Col. John Spencer, responsabile degli studi sulla guerra urbana a West Point, il quale ha confermato che “Israele ha messo in atto più precauzioni per evitare danni ai civili di qualsiasi altro esercito nella storia e al di là di quanto richiesto dal diritto internazionale. Ecco perché, nonostante tutte le bugie che avete sentito, la guerra a Gaza ha uno dei più bassi rapporti tra combattenti e vittime non combattenti nella storia della guerra urbana.” Ma tutti questi sono fatti, evidenze, ragionamento logico e, proprio in quanto tali, rigettati da un’epoca che rifiuta i cardini del discorso che compongono il tessuto di una società civile ed integra.

Ovviamente, come ribadisce Netanyahu proprio dall’inizio del suo discorso, lo scontro non è, né può essere, tra civiltà, in quanto una civiltà è ciò che esclude da sé la barbarie. Quello a cui assistiamo è, invece, il lento inabissarsi della società civile tra parti sociali contrastanti nella confusione e falsificazione della realtà a quasi ogni livello condiviso: il mondo in cui esiste una verità per uno ed una verità per l’altro senza più comprendere che la verità o è una o è nessuna. 

Quella che emerge dal discorso di Netanyahu è anche una chiara immagine geopolitica di quanto avviene per le strade dei Paesi occidentali, ossia il finanziamento, da parte dell’Iran, di gruppi che tendono alla destabilizzazione e rispondono al desiderio dell’ayatollah Khomeini di “esportare la rivoluzione islamica in tutto il mondo”. La sola cosa preoccupante che è mancata dal discorso di Netanyahu è proprio il riferimento alla terribile possibilità che l’Iran sia vicino a possedere l’atomica.

Il Primo ministro israeliano ha comunque detto a chiare lettere: “La guerra a Gaza potrebbe finire domani se Hamas si arrendesse, disarmasse, e restituisse tutti gli ostaggi.” Perché allora tutti gli ipocriti che si cospargono il capo di cenere non protestano affinché Hamas si arrenda? Vogliono forse vedere perire i civili? La demilitarizzazione e deradicalizzazione di Gaza è la base ed il presupposto per la pace e la coesistenza, allora perché gli ipocriti continuano a versare lacrime di coccodrillo ed a stare dalla parte degli assassini criminali e stupratori di Hamas? Non sarà che gatta ci cova?