Non amo elencare numeri e statistiche, talvolta soggette a contro-statistiche e passibili di interpretazioni, ma questa volta parto dal rapporto dell’UNHCR, la simbolica Agenzia ONU per i rifugiati, che voglio considerare attendibile almeno quanto la sua concreta inutilità: il numero di persone in fuga da guerre, persecuzioni, violenze e violazioni di diritti umani nel mondo si attesta a quasi 115 milioni.

In questa sede non voglio entrare nella spirale sterile di cause e conseguenze che hanno determinato tale situazione; non posso né voglio distinguere tra giusto e ingiusto, tra colpevoli e vittime, tra criminali e martiri, perché è l’umanità intera ad essere sul banco degli imputati; ed è troppo tardi, ormai e purtroppo, per piangere le vittime.

Voglio invece porre l’attenzione sui 115 mln di profughi di varie etnie, sfollati, sradicati dalle loro case e dalle loro quotidiane abitudini, dalla loro patria e dalla loro terra, esposti alle più svariate e impervie condizioni atmosferiche, che dovranno accontentarsi di una tenda e di una tanica d’acqua, e abituarsi in fretta all’inferno della miseria; in una condizione che sarà, con tutta probabilità, irreversibile

Perché il nuovo mondo non offre soluzioni per loro, né tantomeno opportunità: la comunità internazionale, ONU in testa, non è in grado di risolvere né di prevenire, e l’immigrazione globale incontrollata e incontrollabile non può essere la ricetta, soprattutto a lungo termine. Pertanto, se in passato il profugo fuggiva verso un possibile domani migliore in un luogo diverso, oggi è costretto a fuggire dall’orrore senza portare con sé speranze o illusioni, ma soltanto la paura del passato e la disperazione del presente.

Sono le vittime più prossime del nuovo mondo, che si manifesta esplicitamente nelle decine di conflitti e GUERRE che lasciano indistintamente morti e macerie, torture e fosse comuni, neonati straziati davanti alle loro mamme, bambini dilaniati sotto i resti di un ospedale o di una scuola, giovani e anziani presi in ostaggio, esecuzioni sommarie, decapitazioni e mutilazioni, oltraggio e vilipendio di cadaveri; nella negazione dei DIRITTI UMANI, nelle libertà soffocate e represse, talvolta nel sangue; nelle PERSECUZIONI delle minoranze (civili e religiose), prevaricate e oppresse; nelle più svariate forme di soprusi, prepotenze e ingiustizie; nelle quotidiane CRONACHE di omicidi, stupri e storie di indistinta e indistinguibile violenza, talvolta gratuita, talvolta inspiegabile, talvolta ispirata, talvolta istigata; nei MALESSERI di una società malata sempre più egoista, individualista ed edonista, indifferente e depressa; nell’incremento rapido e repentino delle CALAMITA’ NATURALI (o della natura), per le quali non siamo ancora in grado di emettere un verdetto definitivo se si tratti di una temporanea ciclica ostilità della natura o un’inarrestabile reazione naturale agli abusi dell’uomo; o entrambi le cose…

Questo nuovo mondo non può dare un futuro di speranza a chi non ha più niente, perché non è più capace neanche di immaginarlo un futuro.

Questo nuovo mondo non ha più certezze: la diplomazia non esiste più; la Chiesa, in passato mediatrice autorevole, è impegnata in una transizione indotta o inevitabile; l’Islam riscopre il fondamentalismo cieco e sanguinoso; l’Occidente decide di rinnegare i valori su cui è stato fondato, non conserva la storia, non tramanda più il passato, non ha una prospettiva; la globalizzazione promette libertà soggettive illimitate, il conseguente allargamento dei confini etici e morali, e promuove l’apoteosi dei diritti e l’abbandono dei doveri; la società moderna non è più disposta al confronto e al compromesso, si radicalizza su posizioni divergenti e opposte scavando abissi di ODIO anche solo culturali

Il MALE, almeno nella religione cristiana, è un mistero; ma ormai anche la parola PECCATO non basta più a racchiudere i crimini e i delitti, le colpe e i colpevoli, la vergogna e la depravazione, i vizi e le avidità, la corruzione e la perversione, la smania di crudeltà e la necessità di spietatezza, il cinismo e l’apatia dell’indifferenza, la sete di vendetta e l’impossibilità dell’umano perdono.

In questo quadro anche la FEDE, in qualunque Dio di buona volontà, rischia di diventare un ideale astratto, perché nel nuovo mondo l’UMANITA’ ha “bannato” il BENE.

Potrebbero sembrare concetti ingenui e banali, ma purtroppo lo sono.

E’ un mondo MALATO.

E allora non resta che la preghiera più pagana possibile, quella rivolta all’UOMO e non a DIO:

 “Guarisci il mondo, rendilo un posto migliore”.