Secondo Nancy Pelosi, speaker della Camera degli Stati Uniti, l'opinione pubblica americana sarebbe in maggioranza favorevole all'impeachment avviato nei confronti dell'attuale presidente Usa, Donald Trump.
Lo ha dichiarato sabato al Texas Tribune, motivandolo con il fatto che gli americani si sono resi conto della gravità di quanto accaduto sia in seguito alla denuncia, ma successivamente anche per il rapporto dell'Ispettore generale ai servizi di Intelligence e per l'atteggiamento sprezzante che l'amministrazione della Casa Bianca aveva avuto nei suoi confronti.
La motivazione alla base della messa in stato di accusa di Trump è il fatto che in qualità di presidente degli Stati Uniti abbia negato ad un Paese amico l'assistenza militare pagata dai contribuenti per ricattarne il presidente ed ottenere da lui un favore politico.
È chiaro che l'appoggio allo stato di accusa da parte dell'opinione pubblica non potrà non essere determinante, perché possa ottenere, al Congresso, i numeri sufficienti. Nixon, per il Watergate, si dimise quando capì di non avere più il sostegno del proprio partito.
Anche in questo caso, i repubblicani non sembrerebbero così compatti nel voler negare l'evidenza dei fatti che accusano Trump. Per loro il problema, in questa vicenda, è che è lo stesso Trump ad esserne protagonista. È lui l'artefice diretto del reato di cui viene accusato.
Pertanto, per i parlamentari repubblicani al Congresso, più l'inchiesta entrerà nel vivo, più sarà per loro problematico e imbarazzante negarne i contenuti. Quindi, non sarà del tutto improbabile vedere diminuire nelle fila del partito repubblicano il numero dei sostenitori dell'attuale presidente. E non è da escludere che molti di loro non utilizzino questa come occasione per cacciare da partito prima delle elezioni una figura ingombrante, spesso indifendibile, che con la tradizione repubblicana ha poco a che vedere.
E che il clima intorno a lui abbia cominciato a farsi pesante lo deve aver capito persino lo stesso Donald Trump che, su Twitter, ha già scelto la strada del vittimismo, non potendo certo negare l'evidenza dei fatti di cui è accusato:
They are trying to stop ME, because I am fighting for YOU! pic.twitter.com/xiw4jtjkNl
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) September 28, 2019
Da Treccani riprendiamo gli aspetti procedurali della procedura di messa in stato di accusa:
"Dalla Camera dei rappresentanti viene deliberata a maggioranza assoluta, mentre la condanna viene pronunciata con deliberazione del Senato a maggioranza dei due terzi.
Possono essere soggetti ad impeachment il Presidente, il Vicepresidente, i membri del gabinetto presidenziale, i funzionari di nomina presidenziale e gran parte dei giudici, compresi quelli della Corte suprema. Nel giudizio contro il Presidente, il Senato non viene, però, presieduto dal Vicepresidente, ma dal Presidente di quest’ultima.
Nella storia costituzionale statunitense, mentre vi è stato un solo caso di impeachment contro un giudice della Corte suprema, non riuscito a causa del mancato raggiungimento del quorum dei due terzi, vi sono stati diversi casi di impeachment contro Presidenti: oltre quello rivolto contro Johnson, rimosso dalla carica nel 1868, si possono citare l’impeachment contro Clinton (che non ottenne, però, la suddetta maggioranza dei due terzi) e quello contro Nixon (che, per evitare la messa in stato di accusa, preferì dimettersi poco prima della votazione)".