Non è ancora definito il numero delle vittime, che comunque ha superato le 100, causato quest'oggi da due esplosioni avvenute a Kerman, nel sud-est dell'Iran, durante la cerimonia per la commemorazione di Qasem Soleimani, generale del Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica, ucciso il 3 gennaio 2020 in un attacco terroristico all'aeroporto di Baghdad, di cui l'America di Trump rivendicò fin da subito la paternità.
Per i media iraniani i morti sarebbero almeno 103, mentre è di 141 il numero dei feriti. L'origine delle due esplosioni? Ancora ignoto, ma le autorità iraniane hanno escluso qualsiasi ipotesi diversa dall'attacco terroristico. Un'affermazione che appare comunque supportata da quanto accaduto. Dopo una prima esplosione, infatti, ce n'è stata una seconda in cui sono rimaste vittime anche alcuni dei primi soccorritori della Mezzaluna Rossa iraniana.
L'agenzia di stampa Tasnim ha riferito che due valigette cariche di esplosivo sono state collocate all'ingresso del cimitero dove è sepolto Soleimani e poi fatte esplodere a distanza.
E chi sarebbero i responsabili? Non è stata avanzata alcuni ipotesi ufficiale, ma il fatto che l'attentato si sia registrato neppure 24 ore dopo quello commesso in Libano da Israele, dove è rimasto ucciso il numero due di Hamas, Saleh al-Arouri, potrebbe far ritenere che lo Stato ebraico sia responsabile (direttamente o indirettamente) anche di quanto accaduto a Teheran.
In ogni caso, è un evento che contribuisce ad aumentare ulteriormente la tensione in Medio Oriente, considerando anche quanto detto stasera dal leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che ha dichiarato che l'assassinio di al-Arouri è un atto che sarà vendicato, aggiungendo che Hezbollah non ha paura di una guerra totale con Israele ed è disposto a combattere senza porsi limiti e regole.
E lo stesso vale con quanto detto dagli Stati Uniti, con il portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca, che ha affermato che gli Stati Uniti stanno rafforzando le proprie risorse militari nelle acque del Medio Oriente per proteggere le proprie forze, i propri alleati e il commercio internazionale, precisando che il Pentagono ha ora più di 4.000 soldati e 50 aerei nel Mediterraneo orientale per contrastare gli attacchi Houthi alle navi commerciali:
"Gli Stati Uniti non cercano il conflitto con nessuna nazione o attore in Medio Oriente, né vogliamo vedere la guerra tra Israele e Hamas allargarsi nella regione, ma non ci sottrarremo al compito di difendere noi stessi, i nostri interessi, nostri partner o il libero flusso del commercio internazionale",
ha dichiarato John Kirby, facendo finta di non rendersi conto che per fermare l'escalation in Medio Oriente sarebbe sufficiente che Biden imponesse lo stop al genocidio in atto a Gaza.