Una violenta esplosione nel deposito Eni di Calenzano, in provincia di Firenze, è avvenuta lunedì mattina poco dopo le 10.15. Il bilancio provvisorio è drammatico: due morti, nove feriti e tre persone ancora disperse. L'onda d'urto è stata così potente che vetri e pareti hanno tremato anche a chilometri di distanza.

L'incidente è avvenuto durante le manovre di cinque autocisterne all'interno del deposito, un'area di oltre 170.000 metri quadrati dedicata allo stoccaggio e alla distribuzione di benzina, gasolio e petrolio. Una delle autocisterne è esplosa, innescando una reazione a catena che ha coinvolto sette silos e altri mezzi.

L'Eni, in una nota, ha rassicurato che le fiamme sono rimaste confinate alla zona delle pensiline di carico e non hanno raggiunto il parco serbatoi, ma la gravità dell'incidente resta elevata.

Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, le forze dell'ordine e la Protezione Civile della Città Metropolitana, che ha allestito un posto medico avanzato per gestire i feriti. Le autorità hanno circoscritto l'area, chiuso il casello dell'autostrada A1 e sospeso il traffico ferroviario regionale.

I sindaci di Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino hanno invitato i cittadini a rimanere in casa con le finestre chiuse, seguendo le indicazioni della Protezione Civile.

Marco Falcinelli, segretario generale della Filctem Cgil, ha definito l'incidente una "strage sul lavoro" e ha richiamato l'attenzione sulla necessità di norme più stringenti e controlli periodici per garantire la sicurezza. "Non possiamo definirci un paese civile fino a quando il lavoro continuerà a costare vite umane," ha dichiarato Falcinelli, chiedendo sanzioni severe per le aziende che risparmiano sulla sicurezza, oltre ad invitare il governo ad affrontare con urgenza queslla che ha definito una  piaga sociale.

Per USB Toscana, quanto accaduto "si tratta dell'ennesima ferita inflitta al nostro territorio. Un disastro terribile e, ancora una volta, non è possibile dire che si sia trattato di una fatalità. I rischi di esplosione del deposito infatti si conoscevano bene e da anni. Non si deve parlare di incidente, è l'ennesimo atto di guerra contro lavoratrici, lavoratori, cittadine e cittadini. È l'ennesima strage perpetrata in nome del profitto, in una guerra combattuta con le armi della deregolamentazione, dell'impunità, del ricatto tra vita, salute e lavoro.

Basta con il finto cordoglio! Governo, imprese e associazioni di rappresentanza devono assumersi le proprie responsabilità: imprenditori che pensano solo al profitto agendo al massimo ribasso, appalti a cascata, mancanza di controlli, precarietà del lavoro sono conseguenze di scelte ben precise, non sono una fatalità.
Per questo nei mesi scorsi abbiamo chiesto l'introduzione del reato di omicidio sul lavoro e lesioni gravi e gravissime. Per questo, il prossimo 13 dicembre, abbiamo proclamato lo sciopero generale e generalizzato, contro la manovra del governo Meloni, il governo della guerra e dei tagli allo stato sociale.

Alla guerra si risponde con la resistenza. È ora di preparare la controffensiva. Queste stragi devono essere impedite! Oggi più che mai è urgente costruire una mobilitazione sociale ampia in difesa della nostra vita, del nostro lavoro, dei nostri bisogni!"