Volkswagen ha annunciato un piano di ristrutturazione senza precedenti che prevede entro i prossimi anni il taglio di oltre 35.000 posti di lavoro, una riduzione significativa della capacità produttiva e modifiche alle condizioni salariali. A vantaggio dei lavoratori non ci saranno licenziamenti immediati e i siti produttivi, di cui era stata annunciata la chiusura, rimarranno aperti e saranno operativi.
La decisione, frutto di oltre 70 ore di trattative tra l’azienda e i sindacati che ha scongiurato così il rischio di ulteriori scioperi, è stata accolta come un “miracolo di Natale” dai rappresentanti dei lavoratori.
Le trattative, tra le più lunghe nella storia di Volkswagen, hanno portato a un compromesso: nessuna chiusura immediata di stabilimenti né licenziamenti forzati, ma significative modifiche per garantire la competitività del gruppo.
Il CEO di Volkswagen, Oliver Blume, ha dichiarato: “Con questo pacchetto di misure, l’azienda ha tracciato una rotta decisiva per il futuro. Ora siamo in grado di plasmare con successo il nostro destino”. L’accordo prevede risparmi stimati in 15 miliardi di euro annui nel medio termine.
Tuttavia, parte della produzione sarà trasferita in Messico e lo stabilimento di Osnabrück sarà riconvertito, con la possibilità di una cessione a nuovi acquirenti.
Lo scorso mese, circa 100.000 lavoratori avevano preso parte ai più grandi scioperi nella storia dell’azienda, in risposta ai piani di riduzione dei costi presentati dal gruppo. Il capo negoziatore di IG Metall, Thorsten Groeger, ha sottolineato che i tagli, pur dolorosi, saranno gestiti in modo socialmente responsabile e senza licenziamenti forzati.
Le azioni Volkswagen, che nel 2024 avevano perso il 23%, sono risalite del 2,4% dopo l’annuncio dell’accordo.
La crisi di Volkswagen si inserisce in un contesto di incertezza economica e politica che sta interessando la Germania. Con alle porte le elezioni anticipate a febbraio, la ristrutturazione dell’azienda è diventata un tema centrale della campagna elettorale. Il cancelliere Olaf Scholz ha accolto l’accordo come una “soluzione valida e socialmente accettabile”.