Pnina Tamno Sheta, presidente del Partito di Unità Nazionale guidato da Benny Gantz, ha presentato giovedì una proposta di legge per sciogliere il Parlamento israeliano e indire elezioni anticipate entro il prossimo ottobre.

La proposta fa seguito, almeno temporalmente, all'invito a Gantz fatto ieri da Lapid, Lieberman e Saar di rovesciare il governo Netanyahu che, va detto (compreso anche il gabinetto di guerra), ha i numeri sufficienti per conservare la maggioranza. Pertanto, tecnicamente, la risoluzione non dovrebbe sortire effetti concreti. 

Dal punto di vista politico, però, Netanyahu diminuirebbe ulteriormente la sua credibilità, soprattutto a livello internazionale, togliendo ulteriori appigli a coloro che ancora pretendono di credere che l'invasione di Rafah abbia come finalità quella di eliminare Hamas dalla Striscia.

Gantz, tra l'altro, aveva chiesto a Netanyahu di presentare un piano su cosa volesse fare a Gaza e di Gaza una volta terminato il conflitto, dando come ultimatum l'8 giugno. Finora, di tale piano non si hanno notizie.

Secondo fonti israeliane, la scelta di Gantz sarebbe motivata dal fatto che i suoi sostenitori che prima erano favorevoli ad una sua presenza nel gabinetto di guerra, adesso (nei sondaggi) pensano che sia sbagliato continuare a sostenere Netanyahu.


Sul fronte militare, si combatte in tutta la Striscia e, come è ormai chiaro, a farne le spese sono i civili palestinesi che Israele continua a massacrare impunemente a supporto del proprio piano genocida.

Nelle ultime ore le Brigate Qassam, il braccio armato di Hamas, hanno riferito di una serie di attacchi contro le forze di terra israeliane in tutta Gaza. A Rafah, nel sud, hanno detto che i loro combattenti hanno colpito tre carri armati Merkava con razzi Yassin-105 a Yibna, e hanno usato colpi di mortaio per bersagliare le truppe che avanzavano a Tal Zorob. A Beit Lahiya, nel nord, il gruppo della resistenza palestinese ha rivendicato due attacchi sempre contro carri e soldati israeliani. In precedenza, Hamas aveva dichiarato di aver effettuato un lancio di razzi contro il Kibbutz Nirim, nell'area nordoccidentale del deserto del Negev.


Continua, nel frattempo, l'imbarazzato e imbarazzante silenzio di Biden su Gaza, dopo che Israele ha superato la linea rossa che lui aveva tracciato nell'inizio dell'attacco di terra a Rafah. Evidentemente, la nuova strategia elettorale del pagliaccio dem deve esser quella di cercare di arginare il tracollo elettorale cercando di far dimenticare ai suoi sostenitori la sua complicità nel genocidio in atto nella Striscia da parte di Israele, sperando che - in un modo o nell'altro (con la sconfitta di Hamas o con il cessate il fuoco) - il massacro finisca prima della Convention o, almeno, prima del voto. Una speranza che è però in conflitto con la volontà di guerra permanente di Netanyahu che, politicamente, ha tutto l'interesse di danneggiare Biden, avendo ormai avuto ampie garanzie da Trump che la sua amministrazione, una volta entrata in carica, gli consentirà di eliminare il resto dei palestinesi che ancora non ha assassinato.

Trombata alle primarie da Trump, Nikki Haley adesso si sta riciclando per farsi nominare vicepresidente nella prossima amministrazione da colui che l'ha ridicolizzata, insultata e bullizzata per mesi. Così nei giorni scorsi si è materializzata in Israele e, nonostante attualmente sia una signora nessuno, è stata ricevuta come membro di uno Stato amico e, per ingraziarsi il sostegno dei sionisti, si è fatta fotografare mentre scriveva su una bomba: finiscili!

Tra ufficiali e dispersi, i morti a Gaza stanno arrivando a 50mila. Gran parte sono donne e bambini. Il numero di feriti ha superato gli 80mila e anche in quel caso sono per la maggior parte donne e bambini.

Se dopo questi numeri una persona ha il coraggio di fare quello che ha scritto la Haley non solo si può dire quanto il suo cinismo sia ributtante, ma quanto lei, soprattutto come donna, faccia veramente schifo.


In queste ore, il governo sloveno si è aggiunto a Irlanda, Norvegia e Spagna, comunicando che presenterà in Parlamento la proposta di legge per riconoscere lo Stato di Palestina.