In un'intervista all'israeliana Channel 2, il consigliere per la sicurezza nazionale dello Stato ebraico, Tzachi Hanegbi (nella foto), ha dichiarato che "i combattimenti a Gaza continueranno per almeno altri 7 mesi" e che l'esercito israeliano adesso controlla il 75% del corridoio Filadelfia, la linea di confine che separa la Striscia di Gaza dall'Egitto, aggiungendo che ciò consentirà di prevenire il contrabbando di armi dall'Egitto.

Il corridoio Filadelfia, una zona cuscinetto all'interno della Striscia di Gaza lungo 14 Km, che va dal Mar Mediterraneo fino al valico di Kerem Shalom, è soggetto all’accordo di pace tra Egitto e Israele  firmato nel 1979. Israele ne ha lasciato il  totale controllo all'Egitto come parte del piano di disimpegno dalla Striscia nel 2005.

L'Egitto ancora non si è espresso al riguardo, ma va ricordato che in questo momento al Sisi è in visita ufficiale a Pechino. In precedenza, il Cairo aveva minacciato conseguenze nel caso Israele avesse cercato di controllare quel tratto di confine.

Ma per Netanyahu la possibil apertura di un ulteriore fronte bellico, stavolta con l'Egitto, non sarebbe certo visto come una jattura dato che la sua sopravvivenza politica è rappresentata dalla guerra permanente con il fine, anche se non dichiarato apertamente ma ben evidente nei fatti, di scacciare dalla Palestina non tanto Hamas quanto l'intero popolo palestinese.

Per questo, l'attacco a Rafah prosegue insieme al massacro di civili, sapendo di poter contare sulla complicità degli Stati Uniti e di altri Paesi europei che non faranno nulla per fermare il genocidio in atto.

Il criminale sionista deve però guardarsi dai pericoli che possono venirgli dai partiti di opposizione e non solo. Yair Lapid, Avigdor Lieberman e Gideon Saar si sono incontrati oggi e hanno deciso di unire i loro seggi alla Knesset come primo passo per un piano d'azione per rovesciare l'attuale governo, attendendosi che anche Benny Gantz, che aveva lanciato un ultimatum a Netanyahu che scadrà la prossima settimana, faccia parte della coalizione.

L'intento è quello di poter dar vita a un nuovo esecutivo, confidando di poter acquisire i voti anche di una parte dei parlamentari del Likud, tra coloro che di Netanyahu non ne vogliono più sapere.

Inoltre, per "Bibi" potrebbero essere a rischio anche i 7 seggi del partito Ebraismo della Torah Unita, in rappresentanza degli Haredi, che minaccia di non sostenere più il governo ritirando i suoi rappresentanti da tutte le commissioni, nel caso in cui le centinaia di milioni di shekel promessi dal premier per aumentare gli stipendi degli insegnanti nelle scuole Haredi non inizieranno ad arrivare entro il prossimo sabato.

Intanto, in un discorso odierno al Parlamento turco, Erdogan ha  criticato l'inazione dei Paesi occidentali contro Israele, sottolineando che a seguito del loro comportamento sono inevitabilmente complici del bagno di sangue organizzato dal "vampiro" Netanyahu a Gaza. 

L'aspetto grottesco di tale dichiarazione non è certo rappresentato dalla sua veridicità, che è inoppugnabile, quanto dal fatto che sia un "dittatore" a ricordare agli Stati cosiddetti democratici quali siano i loro doveri.