I leader dei Paesi membri si riuniranno nel prossimo Consiglio europeo del 27-28 giugno che ha in agenda Ucraina, Medio Oriente, competitività, migrazione, temi generali di politica estera (Georgia, Moldova...), minacce ibride e, soprattutto il prossimo ciclo istituzionale, con l'adozione dell'agenda strategica 2024-2029, piano che definisce gli orientamenti e gli obiettivi dell'UE.

Nell'ultimo anno il presidente Michel ha condotto discussioni con i leader dell'UE sulle sfide e le priorità future da includere nell'agenda strategica sulla base di questi tre punti: un'Europa libera e democratica, un'Europa forte e sicura, un'Europa prospera e competitiva.

I leader dovrebbero inoltre adottare una tabella di marcia per i futuri lavori sulle riforme interne che l'UE dovrà intraprendere per realizzare i propri obiettivi a lungo termine e rafforzare la sua capacità di affrontare sfide sempre più complesse. Tali lavori si svolgeranno in parallelo con il processo di allargamento dell'UE.

Inoltre, a seguito della riunione informale dei leader del 17 giugno 2024, decideranno le nomine per il prossimo ciclo istituzionale. Conformemente al trattato sull'Unione europea (TUE), il Consiglio europeo ha competenza nell'elezione del presidente del Consiglio europeo e nelle nomine del presidente della Commissione europea e dell'alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, che dovranno poi essere votati ed eventualmente eletti all'incarico dal Parlamento dell'UE.

In relazione ai nomi che dovranno ricoprire tali incarichi, in base agli ultimi aggiornamenti diffusi al riguardo dai media internazionali, si va verso la conferma di quelli che già erano emersi in precedenza: il socialista Antonio Costa, presidente del Consiglio UE per i due mandati (il PPE ha rinunciato alla staffetta accettandone la riconferma al voto di metà legislatura); la liberale Kaja Kallas agli Esteri; la popolare Ursula von der Leyen alla guida della Commissione UE per altri 5 anni.

La conferma di questi nomi è arrivata dopo una videoconferenza tra i sei negoziatori per i top jobs Ue: Donald Tusk e Kyriakos Mitsotakis per i popolari, Pedro Sanchez e Olaf Scholz per i socialisti, Emmanuel Macron e Mark Rutte per i liberali.

L'Italia di Giorgia Meloni dovrà adesso contrattare con von der Leyen l'incarico di commissario da assegnare all'Italia. Un incarico che per Meloni dovrà essere tale da poter rivendere come incarico di prestigio tramite i media di regime... purché tale incarico abbia anche pur vagamente un tale requisito.

In Italia, dopo il voto alle europee, i soliti propagandisti di destra travestiti da giornalisti, hanno fatto credere agli sprovveduti che i neofascisti avessero vinto le elezioni e che l'UE dovesse marciare al passo dell'oca... nonostante i numeri dicessero l'esatto opposto. Non è chiaro se pure Meloni ne fosse convinta o meno. Di fatto, adesso, si è resa conto che non è lei a dare le carte, come ci dimostrano le dichiarazioni stizzite, tanto da essere addirittura sconclusionate, del suo alter ego in Europa, l'europarlamentare Nicola Procaccini, copresidente del gruppo dei conservatori al Parlamento europeo

"Schlein e Perez parlano di linee rosse come se fossimo negli anni '70. Passano i decenni, ma la sinistra italiana e quella di Bruxelles dimostrano sempre gli stessi tic antidemocratici. Chi ha un'idea politica diversa dalla loro non deve avere il diritto di esprimersi, di partecipare o di ricoprire una carica istituzionale. Anche se a valle di una legittima elezione popolare.  D'altra parte, è un classico: perdono le elezioni eppoi [sic!] cercano di dividere i vincitori, demonizzandone una parte, in modo da continuare a fare il bello e il cattivo tempo nelle istituzioni. Gli eredi di uno dei peggiori totalitarismi del secolo scorso continuano ad avere lo stesso impulso antidemocratico. Nel caso della Schlein c'è pure l'aggravante di voler danneggiare l'Italia, privilegiando l'appartenenza di partito a quella nazionale. Niente di nuovo, purtroppo. Ma la Storia non si ferma con le mani". 

Forse per i tanti Procaccini in Fratelli d'Italia e per i giornalisti/propagandisti da cui si fanno promuovere se è complicato l'uso di una calcolatrice tascabile, possono sempre verificare i numeri dei parlamentari eletti nei vari gruppi del Parlamento di Bruxelles usando anche un pallottoliere. Nel caso, si renderanno conto che i fascisti, neo o post che siano, non sono in grado di formare una maggioranza e neppure di parteciparvi... perché, per l'appunto, ci sono parlamentari in Europa che con i fascisti non vogliono avere nulla a che fare... che a Procaccini (e Meloni) piaccia o non piaccia.