Ieri, il vicepremier Salvini riassumeva la visita da lui fatta a Chiomonte (naturalmente sempre rigorosamente mascherato da poliziotto), al cantiere della Tav, in questi termini: «Ho portato la mia solidarietà alle Forze dell'ordine (400 feriti in questi anni dai delinquenti dei centri sociali) e agli operai, che vogliono ricominciare a lavorare.

Un milione di TIR in meno sulle autostrade ogni anno, tre milioni di tonnellate di Co2 in meno ad inquinare l’aria che respiriamo, 40% di costi in meno per gli imprenditori e le loro merci, 50.000 posti di lavoro in ballo... visto che bloccare l’opera costa come finirlo, io sono favorevole a discutere, rivedere e migliorare, ma all’Italia serve che si vada avanti!»

Inutile fare precisazioni o polemiche sulle cifre indicate dal segretario leghista nel suo breve riassunto. L'importante è il significato simbolico della visita che è servita a Salvini per comunicare urbi et orbi che lui ha deciso per il sì alla Tav.

Un argomento molto caldo in questi tempi di recessione tecnica, perché legato ad investimenti miliardari già stanziati che, comunque la si pensi, non potrebbero non avere un impatto (grande o piccolo che sia) sui conti del Paese.

Argomento caldo, anche perché sulla Tav da un mese è arrivato sui tavoli del Governo il rapporto costi benefici relativo alla convenienza o meno della realizzazione dell'opera. Rapporto che, per una ragione o per l'altra, non è ancora stato reso noto, ma che indiscrezioni vicine al Governo indicherebbero come contrario a far proseguire i lavori per l'opera (limitati finora a scavi di valutazione con gallerie che comunque finiranno per essere di supporto a quella principale) tra Torino e Lione.

Presi in contropiede, ieri i 5 Stelle hanno in parte glissato, se si eccettuano le dichiarazioni di Di Stefano. Oggi, invece, hanno deciso che dovevano rispondere a Salvini, in maniera chiara e precisa. Per loro, come hanno ripetuto i due "fratelli" del Movimento, la Tav non si farà.

«Fino a quando ci sarà il M5S al Governo, per quanto mi riguarda, la Tav Torino-Lione non ha storia e non ha futuro - ha detto Di Maio. - Le peggiori lobby di questo Paese vogliono che si inizi a fare la Tav Torino-Lione che è a zero come cantiere.

Quando tutti quei signori che hanno sostenuto l'opera come Renzi e Berlusconi stanno da una parte (veramente ci sarebbe anche Salvini, ndr), il M5S sta dall'altra, ovvero dalla parte delle opere utili, come quella di una nuova metropolitana a Torino, una linea Roma-Pescara, una linea Roma-Matera, una linea Tav Palermo-Catania.

Cioè dalla parte delle opere da fare. Quando quei signori dei grandi potentati economici che hanno ridotto questo Paese in queste condizioni cominciano a tifare per un'opera inutile come la Torino-Lione, il M5S sta dall'altra parte.»


Da queste dichiarazioni, risulta ormai evidente che il parere sulla Tav è stato negativo, che i 5 Stelle voglio fermare l'opera ma non sanno come fare e che Salvini, invece, vuole che l'opera si faccia e spinge in tal senso. Come questa divisione possa essere essere digerita tra i due "contraenti" del cambiamento è attualmente un mistero.