Il reddito di cittadinanza è la leva su cui, unite, convergono le forze politiche che per ragioni di consenso si contrappongono a Pd e 5 Stelle. Il provvedimento, una bandiera grillina, adesso è sotto attacco da parte di salviniani, meloniani e renziani... che annunciano di volerlo abrogare al più presto, perché - secondo loro - inutile e, soprattutto, dannoso.
L'inutilità consiste nel fatto che il provvedimento non aiuta le persone a trovare lavoro e che, per tale motivo, riceverebbero (senza far nulla) dei soldi che li disincentiverebbero dal procurarsi un reddito... come se 600 euro al mese permettessero di fare la bella vita. Ad una persona che campa con il reddito di cittadinanza, in teoria perché quei soldi devono essere consumati mensilmente per far fronte alle necessità, occorrerebbero più di tre anni per comprarsi l'orologio che Renzi sfoggia quando dice che il reddito va abrogato, perché le persone devono soffrire!
Il danno, invece, consiste non tanto nel fatto che vengano dati dei soldi a persone che ne hanno bisogno, ma nel fatto che gli stessi soldi avrebbero invece potuto essere elargiti, oltre a quelli che già ricevono, alle solite imprese i cui maggiori azionisti pretendono di essere beatificati per aver spostato sedi legali e produttive al di fuori del nostro Paese. Sarebbero quei beati che quei soldi dovrebbero poi distribuire alle persone una volta da loro assunte, anche se non è dato sapere quando, come e perché,
In una intervista rilasciata questa mattina a La7, il nuovo presidente del nuovo Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, ha dichiarato che la cancellazione del reddito di cittadinanza sarebbe la rottura di un patto di lealtà e di una logica di sostegno e collaborazione...
"ma il M5s sosterrà il governo, dal momento che Draghi ha confermato che condivide la misura".
Conte ha ricordato che tale reddito è percepito anche da pensionati e da una platea di beneficiari che non ha di che mangiare, ricordando che volerlo abrogare, oltretutto adesso durante la pandemia, sarebbe da folli e da vigliacchi. Due etichette che, però non sembrano preoccupare i vari Renzi, Salvini e Meloni che, in ogni occasione pubblica non fanno altro che ripetere la necessità di abrogare il reddito di cittadinanza.
Quello che però i tre diversamente statisti evitano di spiegare è come sostituirlo, in concreto, indicandone modalità e tempi. Ma, per l'appunto, la concretezza dei problemi non sposa la vaghezza della propaganda e la sudditanza dell'informazione. Così, a parte il ritornello del reddito da cancellare, i tre neo convergenti dell'iperliberismo populista non hanno nient'altro da dire.
Da registrare, però una novità sull'argomento, riportata dall'Ansa, sfornata dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, il leghista intelligente e preparato (almeno così viene descritto dai più), mentre era in visita al Salone del Mobile di Milano:
"Dobbiamo cominciare a ragionare di lavoro di cittadinanza. La costituzione italiana recita che è il lavoro che ci rende pienamente cittadini. Lo sforzo è di trasformare il reddito di cittadinanza in lavoro di cittadinanza".
Beh... diciamo che è un primo passo, appena accennato su un tema che dovrebbe essere noto a chi fa politica, quello del job guarantee, o della garanzia del lavoro, non sconosciuto neppure ai sindacati!
Se la polemica sull'abrogazione del reddito di cittadinanza finisse per diventare la leva per (almeno) discutere di come poter creare in Italia dei meccanismi che diano la garanzia di un lavoro, allora sia la benvenuta. Vedendo però la qualità delle persone che "bazzicano" nelle istituzioni, la speranza appena riassunta ha però l'aspetto di un miracolo... ma solo per chi crede ai miracoli, per gli atri è pura utopia.