In attesa della repressione anti-terrorismo promessa dal ministro Ben-Gvir per domenica e di cui non si hanno notizie, in Israele si fa sempre più accesa la protesta per la controversa riforma della Giustizia con cui il governo Netanyahu vuole sottomettere la Corte Suprema e le nomine dei giudici al controllo dell'esecutivo.
Così, ancora una volta, molte decine di migliaia di israeliani (ben oltre 200mila in tutto il Paese secondo gli organizzatori) sono scesi in piazza per protestare contro la riforma che lunedì inizierà il proprio iter alla Knesset e che potrebbe essere approvata definitivamente entro aprile.
Una riforma che non piace neppure al primo sponsor delo Stato ebraico, gli Stati Uniti, con Biden che al New York Times ha dichiarato che le fondamenta della democrazia americana e della democrazia israeliana sono entrambe costruite su istituzioni forti, su controlli ed equilibri, su una magistratura indipendente.
"Costruire il consenso per cambiamenti strutturali è importante per garantire che le persone li accettino in modo che possano poi essere sostenuti".
Ma non è solo Biden ad essere perplesso per la riforma. Anche le organizzazioni ebraiche americane, tutte o quasi su posizioni di destra ed estrema destra, hanno dichiarato la loro contrarietà su tale provvedimento.
A rendere la situazione ancor più incandescente, domenica il ministro della Giustizia Yariv Levin ha accusato il procuratore generale Gali Baharav-Miara e il presidente della Corte suprema Esther Hayut di aver organizzato un colpo di Stato contro il primo ministro Benjamin Netanyahu per aver accettato di discutere una petizione presentata all'Alta Corte sull'incompatibilità di Netanyahu a ricoprire l'incarico di primo ministro.
La petizione, presentata la scorsa settimana, sostiene che Netanyahu, cercando di attuare radicali cambiamenti nel sistema giudiziario, violerebbe una norma sul conflitto di interessi che gli impedisce di essere coinvolto in questioni che potrebbero avere un impatto sul processo in corso che lo vede imputato per corruzione.
"Un tentativo di estromettere un primo ministro contro la legge, calpestando la scelta democratica, non è diverso da un colpo di Stato effettuato con i carri armati", ha affermato Levin. "L'intenzione è la stessa e il risultato idem. Non permetteremo questo tentativo di colpo di Stato, che dimostra quanto il sistema giudiziario abbia bisogno di una riforma, una riforma che ripristinerà la democrazia e i controlli e gli equilibri tra le autorità di governo", ha affermato. "Non c'è da meravigliarsi che i sostenitori di questa iniziativa siano gli stessi che stanno guidando l'opposizione alla riforma della Giustizia".
Venerdì la Corte ha fatto sapere che una prima udienza per discutere la petizione sarà celebrata entro il 12 marzo.