“La ruota e il freno hanno funzioni diverse, ma hanno una stessa caratteristica: quella di farsi male a vicenda”
Friedrich Nietszche

Nevrosi, disturbi del pensiero, schizoaffettività. Ma le manifestazioni del disturbo bipolare hanno diramazioni ben più numerose. Ne soffre una percentuale di persone che quasi raggiungerebbe il quorum per entrare in un parlamento.
Ogni realtà che segue un percorso binario presenta dei rischi. Di fronte a un simbolo c’è poca scelta: sei a favore o sei contro e l’esito non può evadere dalla regola della vittoria/sconfitta. 

Il ring selvaggio della politica globale ha seguito il metodo che meglio di ogni altro semplificasse il lavoro dei grandi capi.
Per riuscirci doveva innanzitutto essiccare le sorgenti filosofiche e intellettuali che per 2.500 anni avevano alimentato il viaggio verso la democrazia. Non fu un’operazione difficile. Inaridire l’istruzione e cancellare la cultura è un processo a cui bastano 10 anni. Se anche l’epilogo poi si rivela un baratro nessuno ha più gli strumenti per interpretarlo e arginarlo.
Guardiamo una partita e altre mille partite uguali a sé stesse. I protagonisti diventano sempre più patetici e molesti. Nevrotici e schizofrenici, mettono in scena il loro livore rozzo, utile solo ad alimentare la barbarie.

Il bipartitismo non è certo il demone da incenerire ma il pendolo delle due fazioni scandisce l’ora giusta solo in una società colta ed equilibrata. È forse banale ma doveroso ricordare che alla democrazia serve uno scenario in cui ogni minoranza si senta rappresentata e in cui gli aggregati deboli non abbiano mai paura di restare indietro. Perché se questo accade, il popolo si trasforma in mandria impazzita e il teatro dello scontro si sposta sugli spalti.
Provate a immaginare un derby calcistico in cui le tifoserie si trovino mescolate tra loro. Le migliaia di agenti che ogni domenica siamo costretti a schierare non potrebbero far altro che scappare.

Il miserevole bipolarismo in cui siamo precipitati è la tomba della pace sociale. Tra i poveri e i disperati il conflitto è violento e mai ambisce a una soluzione.
Le classi dirigenti, affette da un disturbo di personalità niente male, lanciano personaggi ridicoli sul palcoscenico del potere e riducono le forme di governo a ricette da due soldi con ingredienti guasti.
Provano ad alzare il volume della musica ma non basterà a coprire il boato di un terremoto ineludibile e in ogni caso non ne ridurrà gli effetti.

Per la democrazia non esiste nemico peggiore della polarizzazione delle forze politiche che è invece l’alleato più incisivo per arrivare ai totalitarismi.
Lo squilibrio psichico dei "tutti che rappresentano tutti" non può che produrre una ricaduta drammatica nelle popolazioni che, private dei riferimenti etici e storici per riconoscersi in quanto persone, ondeggeranno violente sulle curve di quell’ultimo stadio.

Senza più una partita da seguire, senza più una maglia che li rappresenti. A meno che non provino ad aggrapparsi allo squallido gioco del Trump/Biden, Meloni/Schlein o LePen/Macron, in cui vince soltanto il caos.

I lockdown ci hanno rivelato quanto eravamo deboli e soli e quanta frustrazione dimorava dentro di noi. La pandemia non ci ha reso migliori.
Probabilmente non ci riuscirà nemmeno una guerra.

Stefano Pierpaoli


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