"Facili all’ira sopra la terra, siamo noi di stirpe umana"
Omero

Basterebbero poche righe per raccontare il fascismo del ventennio. Fu un partito, appunto il Partito Nazionale Fascista, che instaurò una dittatura e per due decenni chiunque non si sottomettesse veniva ucciso, arrestato o reso esule. Costrinse l’Italia a un patto con un altro dittatore criminale per fare una guerra persa in partenza e, pur inneggiando all’italico splendore imperiale, consentì all’alleato germanico a occupare il paese e ammazzare migliaia di Italiani.
Per approfondire studiare la storia. È scritta e inconfutabile.
C’è da aggiungere che questo disastro avvenne in un tempo solcato dalla disperazione e dalla povertà in una nazione quasi totalmente analfabeta.

Tuttavia, se ancor oggi si fa un gran parlare della questione fascismo e antifascismo, in qualche modo bisogna stanare il germe che ci conduce nel vicolo (cieco) di questa incessante discussione.
Viviamo un’epoca profondamente segnata da quelle che Hobbes e Spinoza, nel ‘600, definirono Passioni Fredde.
La regina di questi sentimenti si chiama Paura e ognuno di noi la conosce bene. La frequentiamo ogni giorno per mille motivi. I media ci accompagnano nella sua dimora. Sul Web ci insegue senza sosta. Ce la andiamo a cercare nelle notti più insonni. La incontriamo allo specchio se non siamo perfetti come il mondo ci chiede di essere. È capace di trasformarsi in panico ogni volta che non riconosciamo un’emozione. Vi ricordate le emozioni quando ancora non erano diventate pulsioni?

Quei poveri ignoranti, disperati, che si nascondono sotto un braccio alzato, sono una delle tante immagini della paura. Atterriti e frustrati, provano a innalzarsi al di sopra degli altri con la rabbia inconsulta di chi ha già perso.
Ma quelle persone non sono parte di un fenomeno isolato.
Le Passioni Fredde non vanno per il sottile, e quando si impadroniscono della scena, avvolgono le masse e le divorano.
Rabbia, cinismo, disincanto, rassegnazione sono ormai i nostri compagni di viaggio più assidui. Stanno seduti accanto a noi sul treno immobile e angoscioso della Storia, mentre restiamo fermi alla stazione della guerra e della miseria. Una miseria economica e culturale che ci deprime e ci incattivisce.
Siamo diventati maestri nel postare noi stessi in un’enfasi generale che fa invidia ai proclami solenni che descrivevano le gesta del duce.
Costretti a una fuga perenne, abbiamo imparato a restare bambini. O forse ci è stato imposto. Ci basta la spiegazione più semplice. Ci accontentiamo della soluzione elementare.
Ma anche i bambini hanno paura. E un bambino terrorizzato cosa fa? Corre dal papà e dalla mamma. Cerca riparo. Invoca rassicurazione. Si protegge sotto una gonna o accanto a un pantalone per sentirsi al sicuro.

Allo stesso modo, un popolo atterrito e reso debole da decenni di nullismo, vaga angosciato alla ricerca di un padrone, di un padrino, di una figura salvifica.
Cerca il suo Boss come un eroinomane che si contorce nelle strade più buie per invocare la dose che lo farà dormire. Che lo farà morire.
Ma possiamo stare tranquilli: un popolo che cerca il Capo non dovrà faticare per trovarlo. Sarà un presidente operaio, un rottamatore, un comico o una “underdog” ma in ogni caso sarà rassicurante. I faccioni sui manifesti elettorali non sono un caso. Il Capo è sempre uno di noi e fa quello che desideravamo da sempre, ma soprattutto allontana le nostre paure grazie alla sua capacità di comunicare. Com’è bravo il Capo a comunicare. Non potrà che salvarci perché ce lo sta dicendo nel modo giusto e a noi basta quello.

Le Passioni Fredde agiscono in modo fulmineo e violento, ci incatenano alla regola dell’azione-reazione. Siamo merce addestrata a favore del Capo ed è in quel momento che la disperazione trasmuta in fenomeno politico. Che poi si chiami fascismo o clarabella ha davvero poca importanza.
Visti i protagonisti che abbiamo di fronte, direi che finirà in una “paperissima”, ma altro non sarà se non il prodotto dei nostri mille fascismi. Del nostro cercare l’ombra di una sottana nella solitudine brutale del nostro individualismo e dell’egoismo con cui lo decoriamo.

Difficile però, per non dire impossibile, che sia una classe dirigente a instaurare la dittatura del mondo che verrà.
I leader contemporanei sono troppo inconsistenti e vittime a loro volta del meccanismo che li porta alla ribalta. È evidente che in assenza di partiti, la maggioranza sarà costantemente quella dei non votanti e l’unico elemento che potrebbe invertire la tendenza sembra al momento soltanto la rabbia dei peggiori.

Avevamo un’Europa ricca di saperi e di democrazia. Ci siamo giocati l’Europa e il nostro patrimonio filosofico per l’opprimente inquietudine di cercare il Capo. Vittime delle nostre paure e schiavi del Thanatos che soffoca e distrugge, abbiamo scelto di credere ai maghi e ai saltimbanchi. 

Senza alcun dubbio è questa la dittatura da cui dobbiamo liberarci.
Quella delle Passioni Oscure che governano i sentimenti, rendendoci fascisti che seguono un duce torbido che si chiama Paura.
È vero che nei momenti più cupi dovrebbe essere proprio la politica a guidarci lontano dalle tempeste. Una politica saggia e illuminata che riconosce i demoni agitati dal caos delle coscienze. Che bello se esistesse ancora.

Fecero bene i padri costituenti a costruire un meraviglioso muro di cinta fatto di anticorpi contro le dittature. Non era una sottana sotto cui sparire. Era una Carta creata per una democrazia progressiva che ci ha fatto arrivare al benessere in una società che aveva un futuro.
Difendiamo la nostra Costituzione e sottraiamoci a questo frullatore narcisista che ci ha reso fascisti tra i fascisti. Nemici tra i nemici.

Stefano Pierpaoli