La nuova legge sul copyright voluta dal Parlamento europeo per tutelare i contenuti su internet è stata approvata, ma non senza lasciare molti dubbi al riguardo. Dubbi che politici e presunti esperti che nelle scorse ore si sono prodigati nel dirsi soddisfatti per il provvedimento licenziato non sono però riusciti a fugare.

Tutti coloro che hanno promosso la legge si sono detti d'accordo per il fatto che i giganti del web adesso, ad esempio, dovranno pagare i contenuti di rimando alle notizie pubblicate dai siti di informazione, i cosiddetti snippet, formati dal titolo dell'articolo e da qualche riga di descrizione.

Ma che cosa accadeva fino ad ora?


I quotidiani su internet, di propria spontanea volontà, inviavano a Google News i loro snippet perché questi venissero aggregati e diffusi sulla rete. Il vantaggio? Che in tal modo i contenuti potevano essere diffusi e pubblicizzati gratuitamente, rimandando i visitatori sul sito dove tali contenuti possono esser letti per intero e dove è presente la pubblicità che finanzia l'iniziativa editoriale.

Il traffico su internet viene generato dagli accessi diretti ad un sito, ma anche, se non soprattutto, dai rimandi... e gli snippet a questo servono... anche per i siti di notizie. Limitare la diffusione degli snippet, rendendoli a pagamento, non pare a prima vista un aiuto per contribuire ad una maggiore diffusione e lettura dei contenuti di un sito di notizie e della pubblicità in esso presente.

Inoltre, come principio, gli snippet delle notizie sono distribuiti anche nei risultati dei motori di ricerca. E in questo caso perché non dovrebbero essere pagati? Nessuno ha sollevato questa semplice evidenza, dando una risposta in merito.

Inoltre, sempre in relazione ai motori di ricerca, i quotidiani online si adoperano per promuoverli all'interno delle pagine che mostrano i risultati di una ricerca. Se lo ritenessero inopportuno e dannoso, potrebbero impedire che ciò avvenga in pochissimi minuti e senza alcun problema. Ma finora non lo hanno fatto. Mai!


Ricapitoliamo. Il Parlamento europeo ha deciso di tutelare il copyright di limitati contenuti di una notizia (snippet) che gli editori hanno finora utilizzato - volutamente, autonomamente e consapevolmente - come strumento promozionale per favorirne la lettura completa sul sito di origine, creando così maggior traffico per incrementare la visualizzazione della propria pubblicità ed aumentare il proprio fatturato.

Adesso, l'Ue pretende che gli snippet pubblicati volontariamente dagli editori su Google News debbano essere pagati da Google, ma non quelli pubblicati su Google Search... almeno in base a quello che si è capito dalle caotiche ricostruzioni che di questa vicenda ne hanno fatto politici e presunti esperti.

A ben vedere, lo scopo principale di questa legge che vorrebbe favorire coloro che realizzano i contenuti fa supporre invece che possa trasformarsi in un boomerang, finendo per diminuirne la diffusione e di conseguenza il fatturato dei siti su cui sono pubblicati.


Qualcuno dirà che questa legge protegge i giornalisti che scrivono gli articoli. Ma perché? Google farà forse degli accordi con i singoli giornalisti o piuttosto con l'editore per cui lavorano? La seconda opzione è quella più credibile. Quindi sarà l'editore che, bontà sua, deciderà di redistribuire la remunerazione ricevuta per i contenuti a chi li ha prodotti.

Altra questione. Questa legge finirà, gioco forza, per limitare la distribuzione degli snippet sulla rete, diminuendo di conseguenza traffico e fatturato sui siti che la stessa legge voleva tutelare. Che cosa faranno allora quei siti? Aumenteranno la propria spesa pubblicitaria per recuperare il traffico che è venuto a mancare grazie a chi li voleva tutelare. E chi guadagnerà da tutto ciò? Gli stessi soggetti, come Google e Facebook, che la nuova legge voleva penalizzare. Non è fantastico?

Inoltre, altra conseguenza di questa legge, è che Google e Facebook, ad esempio, decidano di accordarsi solo con alcuni degli editori più importanti di ogni singola nazione, pubblicando esclusivamente i loro snippet e scartando quelli degli editori più piccoli con cui non avranno interesse a fare alcun tipo di accordo e di cui, come conseguenza, non visualizzeranno mai i contenuti per evitare contenziosi legali.

E quelle sopra riportate sono solo le conseguenze logiche più evidenti che la legge sul copyright potrebbe causare.


La domanda che viene spontanea è quella di chiedersi se coloro che hanno pensato questa legge avessero o meno una vaga idea di che cosa sia internet e di come dovrebbero essere tutelati "veramente" i principi per cui è nata. Quello che si sta facendo con il nuovo provvedimento licenziato da Bruxelles è contribuire a trasformare internet in una nuova tv, rendendo sempre più difficile la libera distribuzione di contenuti e idee, sempre più limitata al minor numero di soggetti possibile.

Se un sistema, che si dice democratico, opera per limitare la libertà di espressione, è difficile che possa essere realmente democratico.